Cesare Maderna (1804 – 1880)

Eleuterio Pagliano, Ritratto di Cesare Maderna, 1887
Studio Pagliano e Ricordi, Ritratto fotografico di Cesare Maderna

Primo dei quattro figli nati dall’unione del notaio Antonio Maderna con Caterina Antonioli Margaroli, Cesare venne alla luce il 27 marzo 1804.
Dopo gli studi ginnasiali, si iscrisse al liceo di Porta Nuova dove nel 1821 conseguì l’attestato assolutorio del corso triennale filosofico che gli consentì di intraprendere gli studi giuridici presso l’Università di Pavia. Trasferitosi presso il Collegio Ghislieri, compì gli studi regolarmente e con profitto, giungendo a laurearsi in “in ambo le leggi” nel 1825.
Tornato a Milano, si avvicinò agli ambienti liberali e carbonari, tanto da essere coinvolto nel processo contro Felice Argenti e Giovanni Albinola al principio degli anni Trenta.
Convocato più volte in qualità di testimone presso l’I. R. Tribunale Criminale di Milano, si allontanò precipitosamente dalla dimora paterna riparando oltralpe, probabilmente in Francia, dove rimase profugo per diversi anni.
Nuovamente a Milano negli anni Quaranta, rientrò nell’abitazione di via San Giovanni sul Muro, dove visse fino alla morte, sopraggiunta il 28 dicembre 1880, all’età di 76 anni.
Con testamento olografo del 25 maggio di quell’anno, pubblicato dal notaio Giuseppe Pozzi, nominava erede universale la sorella Luigia Maderna, disponendo però due legati in favore della Congregazione di Carità di Milano: lasciava all’ente trenta azioni della Banca Nazionale del Regno d’Italia, con vincolo d’usufrutto vitalizio della rendita a favore della nipote Antonietta Gianzini Brentano e una cartella di 1.200 lire annue di rendita con vincolo d’usufrutto a favore della sorella Amalia Maderna Gianzini.
Anche la sorella Luigia risulta fra i benefattori della Congregazione di Carità, avendo destinato all’ente la casa di via San Giovanni sul muro ai nn. 23 e 25, con vincolo d’usufrutto in favore del fratello, ingegnere Augusto (testamento 26 marzo 1881). Morto quest’ultimo nell’aprile 1893, la nuda proprietà dell’immobile si riunì all’usufrutto ed undici anni più tardi la Congregazione di Carità lo vendette a Carlo Dal Verme, che già possedeva un edificio adiacente alla proprietà Maderna (istrumento 16 aprile 1904).

(da Il tesoro dei poveri, p. 242, testo di Maria Cristina Brunati)