Giovanni Battista Delfinoni (1786 – 1842)

Carlo Picozzi, Ritratto di Giovanni Battista Delfinoni, 1843

Il nobile Giovanni Battista Delfinoni nacque il 17 aprile del 1786 da Cesare e Maria Monticelli. Originaria della Brianza, la famiglia Delfinoni – la cui nobiltà è confermata dal codice 1390 della Trivulziana che ne riporta lo stemma gentilizio – aveva avuto già nel 1096 un console di Milano, Anselmo, e nel 1474 un decurione, Gottardo, marito di Elisabetta de’ Pessina, abitante sotto la parrocchia di S. Giovanni in Conca. Un “Delfino” aveva poi edificato il castello di Pieraccio, nei pressi di Oggiono, che era rimasto alla famiglia fino al 1411; e ancora nel 1513 Giovanni Ambroglio era stato Cancelliere delle Entrate Straordinarie dello Stato di Milano. Sin dal 1490 i Delfinoni avevano ottenuto privilegi e immunità dai carichi fiscali per concessione ducale e con investitura del 9 agosto 1653 Pietro Maria, sposato con Francesca de Perego, fu investito del feudo di Rovagnate trasmissibile con ordine di primogenitura; tuttavia tale possesso fu devoluto alla casa Arrigoni già nel 1701, per morte del figlio Ottavio. Il patrimonio della famiglia si era poi ulteriormente accresciuto grazie alla “mercatura copiosa” nella lavorazione di oro, di argento e di seta praticata da Fabrizio, il quale era entrato in società con Ottavio Pulice, uno dei maggiori mercanti milanesi.
Diversa fu invece la carriera intrapresa da Giovanni Battista Delfinoni: nel 1807, a 21 anni, venne infatti ammesso come alunno nella II divisione del Ministero delle Finanze del Regno d’Italia e dal 1818 svolse le funzioni di Ufficiale e di Segretario presso la Direzione del Lotto di Milano, facendo parte inoltre della Commissione che nel 1822 si recò presso la Direzione del Lotto di Venezia.
Sposò la genovese Angela (Angiolina) Monticelli di Giovanni Battista, con la quale abitò a Milano in contrada del Gesù al civico 1280. Come estimato ricoprì – direttamente o indirettamente – numerose cariche presso i Comuni dove la famiglia aveva possedimenti: tra il 1831 e il 1841 fu nominato e confermato dalla Delegazione provinciale a Fabbriciere della Chiesa parrocchiale di Besana; nel triennio 1836-1838 fu Deputato del Comune di Besana; e ancora tra il 1839 ed il 1841 fu nominato dai Convocati generali dei possessori Estimati di Besana, Villapizzone e Valle deputato delle Amministrazioni comunali. E proprio dalla stessa comunità di Besana, tramite il Commissario distrettuale e “attese le non dubbie prove di capacità e di zelo da Lei dimostrato da lungo tempo nel disimpegno della gestione comunale”, il 3 febbraio 1837 giungeva a Giovanni Battista l’offerta di nomina ad amministratore del Luogo Pio dei Poveri.
Dal 1835 fu infine socio della famosa “Società del Giardino” di Milano, Società “borghese” deputata “alla ricreazione più squisitamente d’élite“, famosa per la “magnificenza dei banchetti, l’ariosa delle musiche, lo splendore dei balli e degli abiti delle dame intervenute”.
Giovanni Battista Delfinoni morì a Milano il 29 gennaio 1842 a 56 anni. Nel suo testamento datato 12 agosto 1836 lasciò usufruttuaria la moglie Angiolina, che morì a Besana il 17 luglio 1844, e donò alcuni legati ai poveri ed alla Chiesa di Besana, dove fu sepolto, e al nipote Cesare Mora, figlio di sua sorella Carolina. Nominò erede universale delle sue sostanze – che corrispondevano oltre a capitali fruttiferi a mutuo anche nel fondo con casa civile di Besana, nel “tenimento con casa di civile abitazione” di Lesmo, nel podere detto “dell’Archetto” di Villapizzone e nei diritti di decima su diversi fondi di Villapizzone, Garignano e Affori per oltre 350.000 lire italiane – “il Luogo Pio Elemosiniere” al quale ingiunse di distribuire ogni anno tre doti di 60 lire a tre povere ragazze del comune di Besana “che avranno occasione di collocamento in fonti matrimonio”.

(da Il tesoro dei poveri, p. 188, testo di Antonio Maria Orecchia)