Ignazio Vidiserti (1776 – 1846)

Carlo Picozzi, Ritratto di Ignazio Vidiserti, 1847

Ignazio Vidiserti, nato a Milano il primo luglio 1776 da Giovanni Paolo e Luigia Ghirlanda, era membro di una famiglia di possidenti milanesi. Scarse sono le notizie sulla sua vita e il suo casato, tuttavia da un documento rinvenuto nel fondo Famiglie presso l’Archivio storico civico di Milano – non datato ma collocabile intorno ai primi anni di dominio napoleonico in Lombardia – è possibile ipotizzare che le vicende patrimoniali della famiglia non stessero attraversando un periodo particolarmente florido.
In seguito alla scomparsa, forse prematura, di Giovanni Paolo, la moglie Luigia venne nominata tutrice della prole e curatrice del patrimonio familiare – consistente in fondi situati nei comuni di Colturano, Mediglia, Rho, Passirana; in case d’affitto, “in molta parte per bassa gente e di miserabile fabbricato”, sparse per Milano, ma anche nelle tre case di abitazione in Contrada dei Tre Alberghi 4109, in Contrada dei Bigli 1244 e in Contrada del Monte 1263c; in censi e livelli – che passava ai figli maschi ancora minorenni. Tuttavia le sostanze lasciate dal marito, la cui resa annua ammontava a circa 25.000 lire, non erano sufficienti a mantenere il tenore di vita della famiglia. Luigia Vidiserti, in seguito ad una intimazione di pagamento di 12.000 lire per la “contribuzione militare” inviava infatti una accorata supplica alla Municipalità di Milano in cui rendeva nota la sua difficile situazione finanziaria: le pessime condizioni degli stabili e delle case possedute in Milano e quindi la conseguente diminuzione dei fitti, la scarsa resa dei fondi di Rho, più degli altri esposti a continue siccità, e ancora le ingenti spese “di tenere i figli agli studi di Pavia, oltre l’ordinario mantenimento della famiglia e l’aggravio di molta servitù vecchia di Casa” la spingevano a chiedere uno sgravio fiscale.
La scarsità della documentazione disponibile non consente di ricostruire le successive vicende economiche della famiglia; tuttavia i cospicui lasciti disposti da Ignazio nelle sue volontà testamentarie risalenti al 7 maggio 1844 consentono di supporre che in seguito alla diretta gestione degli interessi familiari da parte dei fratelli Vidiserti la situazione patrimoniale andò migliorando.
Ignazio Vidiserti morì celibe a Milano il 29 gennaio 1846, all’età di settant’anni. Nel suo testamento, dopo aver raccomandato, secondo la retorica notarile, anima e corpo ai santi patroni della sua famiglia, nominava eredi il fratello Carlo e la sorella Antonia, “ritenuto che il ripartimento tra essi del mio patrimonio sarà regolato per un terzo al primo e per due terzi alla seconda coi seguenti oneri da regolarsi colla stessa proporzione”. Egli vincolava infatti la successione ereditaria al compimento, entro due anni dalla sua morte, di alcuni lasciti da lui elargiti a favore di enti caritatevoli milanesi: si trattava di 80.000 lire legate ai Luoghi Pii Elemosinieri, per il soccorso delle famiglie povere e vergognose, “dalle quali spero suffragio”, e di altre 100.000 lire destinate all’Ospizio Trivulzio, con la condizione che al fratello Carlo e alla sorella Antonia, e ai rispettivi loro eredi, fosse riconosciuto il diritto di nominare “un individuo da ricoverarsi e mantenersi nel Luogo Pio”. Ignazio Vidiserti obbligava infine il legatario Ospizio Trivulzio a far celebrare ogni anno un “officio da requie” in sua memoria.

(da Il tesoro dei poveri, pp. 190-191, testo di Antonio Maria Orecchia)