Sebastiano Pozzi (1639 – 1678)

Pittore lombardo, Ritratto di Sebastiano Pozzi, ottavo-nono decennio del XVII secolo

Di questo benefattore, allo stato attuale delle fonti, non resta che l’indicazione di una piccola somma (circa 98 lire) ricavata nel dicembre 1690 con la vendita di alcuni mobili da lui lasciati al Luogo pio dei Poveri Infermi in San Simpliciano. La perdita dei libri contabili dell’ente beneficiato e la mancata segnalazione del testamento, che pure avrà dovuto esservi, non rendono ragione dell’effettiva generosità del personaggio, in quanto è più che verosimile che l’operazione del 1690 si riferisca solo a un’ultima parte del lascito, d’altronde avvenuto ben 13 anni prima: né, diversamente, si capirebbe perché sia giunto fino a noi un dipinto in sua memoria.

Ciò premesso, Sebastiano Bernardo Pozzi risulta nato a Milano il 9 maggio 1639, proprio in parrocchia di San Simpliciano, da Carlo e Rosanna Foglia. Nel febbraio 1662, ormai quasi ventitreenne, chiedeva di ricevere la prima tonsura: e si noti come nella supplica, con un eccesso autolesionistico di modestia, promettesse all’Arcivescovo di ricordarlo “nelle sue fredde preci”! L’impressione che di lui si può avere – suffragata anche dall’espressione nel ritratto e dalla grafia, minutissima – è quella di una persona piuttosto umile, e di carattere e di natali: la dote di sua madre, del resto, era stata di sole 700 lire.

Assegnato, con la tonsura, al servizio della collegiata di San Tomaso, nel corso del 1663 gli furono conferiti gli ordini minori, dopodiché non vi è più traccia di lui nei registri diocesani, peraltro lacunosi di due anni dopo il febbraio 1672: si può quindi pensare che l’ordinazione sacerdotale sia avvenuta alquanto tardi (dopo tale data) oppure fuori diocesi.

La sua carriera ecclesiastica ebbe un approdo nel 1674, con la nomina a parroco (curato) di San Protaso al Castello, avvenuta entro il 25 agosto, data del suo primo atto parrocchiale. La chiesa, posta tra quella del Carmine e appunto il Castello ed oggi non più esistente, era di ridotte dimensioni, tanto che nel 1651 si era lamentata la sua insufficienza a contenere la processione del SS. Sacramento. Anche la parrocchia, poi soppressa nel 1788, era alquanto circoscritta ma comprendeva sotto la sua giurisdizione il presidio della stessa fortezza cittadina, cui era annesso un ospedale. Per questo il nostro parroco, nei suoi tre anni abbondanti di esercizio, ebbe a celebrare solo 28 matrimoni ma fu più spesso impegnato in funerali anche di soldati, tra cui vari spagnoli. Fu certamente affiancato da altri ecclesiastici: una visita di poco posteriore (1718) enumera infatti come residenti in parrocchia 11 sacerdoti e 14 chierici.

Sebastiano Pozzi morì a soli 38 anni, il 20 gennaio 1678, per febbre acuta, avendo celebrato l’ultimo battesimo soltanto un mese prima: si potrebbe quindi pensare ad un male contagioso, contratto durante l’assistenza spirituale ai soldati infermi: esperienza, quest’ultima, che in ogni caso avrà influito sulla sua decisione testamentaria. Negli ultimi anni della sua vita, fu sottoposto ad una situazione famigliare certamente non facile per un sacerdote della piena Controriforma: i genitori, infatti, si separarono, e la madre fece ritorno alla propria abitazione con una dispensa ecclesiastica ottenuta, forse, proprio per suo interessamento.

(da Il tesoro dei poveri, pp. 136-137, testo di Piero Rizzi Bianchi)