Giovanni Battista Stampa (morto nel 1709)

Pittore lombardo, Ritratto di Giovanni Battista Stampa, primo quarto del XVIII secolo

Poche notizie hanno offerto le carte d’archivio sul pubblico e sul privato di Giovanni Battista Stampa. La probabile ragione di tutto ciò sta nel fatto che tale benefattore lasciò le proprie sostanze al Luogo pio di Nostra Signora di Loreto, il cui archivio è andato in larga parte distrutto nel corso dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Dai pochi documenti che si sono conservati si deduce che a tale luogo pio fossero state affidate anche le altre carte personali dello Stampa, oggi in gran parte perdute. Da un albero genealogico in verità un po’ impreciso, conservato tra quei documenti, risulta che la famiglia Stampa era originaria di Gravedona sul lago di Como; essa apparteneva al ceto notabile locale e, in virtù di questo, essa svolgeva anche un certo ruolo pubblico. Tra gli avi compaiono infatti un “sindaco generale” e soprattutto avvocati. Seguendo percorsi di vita simili a quelli di altre famiglie originarie del lago, un ramo della stessa si trasferì in cerca di fortuna nella città di Como. Qui gli Stampa riuscirono a mantenere il loro status originario di notabili, arrivando addirittura ad occupare cariche di un certo rilievo in ambito ecclesiastico. Un omonimo del nostro Giovanni Battista risultava infatti essere a fine Seicento “protonotaro apostolico, arcidacono della Chiesa Cattedrale di Como e Vicario Generale della Curia arcivescovile”.
Lo stesso Giovanni Battista era un dottore in legge che compì la propria carriera pubblica lontano dal territorio comasco. Pur mantenendo costanti contatti con l’ambiente d’origine, dove aveva lasciato il resto della famiglia (una madre, uno zio e due sorelle), e dove possedeva terre e una piccola “casa d’abitazione”, egli si trasferì a Milano, dove risiedette per qualche tempo. Negli anni 1664 e 1665 lo ritroviamo “sindacatore” presso l’Ufficio Pretorio della città di Alessandria. Accumulata probabilmente una certa rendita, egli acquistò anche terreni e case nel Milanese, in particolare nella Pieve di Desio, a Lissone, dove possedeva pure una piccola casa d’abitazione. Quando morì, nel 1709, sappiamo con certezza che in quel momento risiedeva in Milano, in parrocchia San Tommaso in Terra amara. Nel proprio testamento lo Stampa lasciò tutti i suoi beni alla Congregazione della Beata Vergine di Loreto, riservandone però una parte in usufrutto alla sorella Gerolama, residente a quel tempo a Gravedona. Terminato l’usufrutto egli stabilì che tutte le proprietà, e in particolare le entrate derivanti dal loro sfruttamento, sarebbero dovute servire a soccorrere “le povere famiglie nobili civile ed anche de’ mercanti decaduti con qualche sensibile sollevazione, o concorrere a qualche dotazione spirituale”.

(da Il tesoro dei poveri, p. 149, testo di Elena Riva)