Causa pia Croce (1794 – 1914)

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Con testamento 22 novembre 1760 e successivo codicillo del 31 dicembre il conte Giuseppe Croce (1702-1762) stabiliva che, fatti salvi gli interessi della moglie Isabella Delfinoni, il frutto della sua sostanza fosse utilizzato per pagare un medico e un chirurgo che curassero gratuitamente i poveri di Magnago, fornendo gratuitamente anche i medicinali. L’eventuale avanzo doveva essere impiegato a favore dei poveri, anche in altri luoghi dello Stato.
I contrasti economici con la vedova Croce si appianarono solo dal gennaio 1794 e a partire dal 27 febbraio dello stesso anno l’amministrazione della causa pia Croce fu affidata dal governo austriaco al Luogo pio di Loreto.
I redditi derivanti dalla gestione del patrimonio furono impiegati parzialmente per il pagamento annuale di un medico, di un chirurgo, della levatrice, di un maestro di scuola; altre 4500 lire annue furono distribuite in sussidi generici ai poveri e 1300 in medicinali. La somma eccedente, circa 8000 lire, fu destinata al mantenimento di trentasei posti letto nella Pia casa degli Incurabili di Abbiategrasso.
Non essendo prevista l’attestazione di particolari requisiti di povertà o di continuità di residenza in Magnago per poter ricevere i sussidi, si verificarono diversi abusi nella distribuzione degli aiuti. Lo Statuto della causa pia, compilato dalla Congregazione di Carità di Milano, approvato con Decreto Reale dell’11 aprile 1877 e ratificato dal Comune di Magnago, definì meglio i criteri per l’assegnazione dei sussidi e le competenze amministrative nella gestione della causa pia. Alle elargizioni benefiche già operanti venne aggiunta l’istituzione di un Asilo infantile in Magnago; per poter fruire delle elargizioni furono stabilite le condizioni di miserabilità, la dimora stabile da tre anni nel comune di Magnago e la moralità provata della famiglia.
Il 9 aprile 1914 la causa pia fu concentrata nella Congregazione di Carità di Magnago e il patrimonio consegnato ufficialmente il 2 gennaio 1915, a esclusione dell’archivio.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, pp. 339-340)