Opera pia Giovanni e Luigi Maccia (1867 – 1963)

Con atti del 16 aprile 1866 e dell’11 marzo 1867, l’agiato mercante in tessuti e chincaglierie Giovanni Maccia (Ossona, Milano 1791 – Milano 1867), figlio di Fortunato e di Antonia Giudici, disponeva di istituire presso il suo domicilio (via Torino 27) una causa pia i cui redditi fossero erogati, tramite assegni di studio, doti e sussidi, a membri indigenti della sua discendenza e a poveri della parrocchia di San Satiro, presso cui risiedeva. L’istituzione mantenne un carattere privato fino al 1895, quando il commendator Luigi Maccia (Milano 1824 – Pallanza, Verbania 1895), figlio del benefattore e presidente della Camera di Commercio, chiese alla Congregazione di Carità di Milano di assumerne l’amministrazione: lo stesso Luigi Maccia, cognato dell’onorevole Pietro Carmine (presidente del Pio Istituto dei Rachitici) e generoso benefattore dell’Ospedale Maggiore di Milano e di altri enti assistenziali, ne aumentò la dotazione economica nel suo testamento olografo del 23 maggio 1893 (pubblicato dal notaio Ambrogio Biraghi il 28 dicembre 1895), allargando l’erogazione dei sussidi ai poveri di Segnano (frazione del comune di Greco Milanese).
Eretta in Ente Morale con il Regio Decreto del 2 agosto 1897, che ne approvò lo Statuto organico, l’opera pia era dotata di un patrimonio costituito da titoli del Debito Pubblico Italiano e altri capitali per un valore complessivo di oltre 90.000 lire ed erogava assegni elemosinieri per un importo annuo di circa 3000 lire.
Nel 1959 il Comitato di Amministrazione dell’Eca di Milano deliberava la fusione dell’Opera pia “Giovanni e Luigi Maccia” nei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano. Il Comitato era pervenuto a tale deliberazione in considerazione da un lato dell’ormai esiguo patrimonio dell’opera pia, dall’altro delle necessità di semplificazione amministrativa e del conseguente risparmio di spese. Il D.P.R. del 2 giugno 1963 n. 902 dichiarava estinta l’opera pia devolvendo il suo residuo patrimonio ai Luoghi Pii Elemosinieri di Milano.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, p. 349)