Monumento a Rosa Dell’Acqua

Alessandro Laforet, Monumento a Rosa Dell'Acqua, 1901
Fotografia originale di Italo Pacchioni

Scultore: Alessandro Laforet (1863-1937)
Anno: 1901
Statua e bassorilievo in marmo bianco, cm 120 x 250 x 115
Milano, Cimitero Monumentale. Riparto VIII, n. 173

Alessandro Laforet, Monumento a Rosa Dell'Acqua, 1901 - restauro 2003
Il monumento a Rosa Dell'Acqua dopo il restauro del 2003

Il gruppo di Laforet, ora in parte lacunoso, fu collocato nel luglio 1901 a fronte del pagamento allo scultore di Lire 1500. L’opera è raccolta nel breve spazio concesso allo scultore nel corso della trattazione che precedette l’incarico; lo spazio su cui operare, infatti, rigidamente definito in m 2,50 di lunghezza x 1,20 di larghezza x 1,00 di altezza, avrebbe dovuto contenere oltre al monumento il contorno a giardino e la lapide per una spesa non superiore alle 500 lire. Un’area e una somma dalle caratteristiche fortemente limitative, tanto che nell’agosto del 1900 sul verbale della trattazione viene annotato: “È necessario quindi limitarsi ad una lastra con croce in rilievo”. Il 7 marzo dell’anno successivo la Congregazione aumenta la somma stanziata e affida il progetto allo scultore Laforet, lasciando però immutate le caratteristiche dell’area. Il 29 aprile un funzionario dell’Istituto verifica che “nello studio dello scultore Laforet la statua è completamente abbozzata in marmo e che il lavoro procede celermente”. L’artista risolse con maestria la composizione lavorando sulla posa della figura: il delicato piegarsi della giovinetta che compie un gesto di carità deponendo una moneta permise l’inserimento di una figura intera nell’angusto spazio concesso, dando vita allo stesso tempo a una scena di intenso realismo, insolita nel pur variegato repertorio iconografico funerario del Monumentale. Alle spalle della fanciulla prosegue con un naturalistico tutto tondo la folta vegetazione raffigurata ai suoi piedi, mentre a lato chiude la composizione un ritratto a bassorilievo della benefattrice Rosa Dell’Acqua che lo scultore eseguì utilizzando come di consueto un modello offerto dalla immagine fotografica: “almeno due esemplari […] possibilmente in differenti pose”, esplicitamente richieste a questo scopo dall’istituto all’esecutore testamentario ingegnere Felice Biella con una lettera del settembre 1900. Un ritratto, scattato dallo studio Montabone (piazza Durini 7), è tuttora conservato nel fascicolo d’archivio alla preziosa documentazione fotografica relativa al monumento appena collocato, commissionata al fotografo Italo Pacchioni (studio in corso Genova 20); quest’ultima permette di recuperare l’aspetto originario e perduto della sepoltura, specie del significato del gesto della figura.

(da Il tesoro dei poveri, p. 297, testo di Giovanna Ginex)