Celso Provinciali (1897 – 1950)

Renato Bontempi, Ritratto di Celso Provinciali, 1964

Celso nacque in un paesino in provincia di Parma, Cortile San Martino, il 18 agosto 1897, unico figlio del dottor Galileo e della moglie Eloisa Cordero. Sulle orme paterne si laureò in chimica a Parma; trasferitosi a Milano nei primi anni venti, divenne dal 1924 titolare della cattedra di farmacologia presso l’Università degli studi di Milano.
Celibe, abitò nella casa in Via Scarlatti a Milano in sola compagnia dei suoi libri di farmacologia, chimica, medicina e patologia chirurgica, dedicando quindi tutta la sua vita alla ricerca scientifica e all’attività universitaria.
Celebri sono le sue apparecchiature tecniche di laboratorio: il Miografo e Cardiografo a termoregolazione elettrolitica, che permisero ricerche sperimentali da effettuarsi sul cuore e sui tessuti dei mammiferi, da lui brevettate negli anni trenta e vendute dalla ditta milanese “Dott. Ing. G. Terzano & C” presso vari istituti scientifici tra cui l’Istituto di Sanità Pubblica del Ministero dell’Interno, l’Istituto Sieroterapico Milanese, la Regia Clinica Medica di Roma e la Regia Università di Tolosa e altri enti ospedalieri e di ricerca in Italia e all’estero.
Di lui si ricordano inoltre i numerosi interventi sulle riviste scientifiche quali il Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale, l’Archivio Italiano di Scienze farmacologiche e l’Archivio di Farmacologia Sperimentale e il saggio Ricerche sperimentali sulla insufflazione endo-peritoneale – scritti in onore di Piero Giacosa del 1918.
Appassionato di fotografia, amante delle passeggiate in bicicletta, appena gli impegni lo consentivano tornava nella sua terra natia che gli evocava ricordi famigliari cui rimase fortemente legato. Gli inventari dei beni stilati dopo la sua morte testimoniano, infatti, con quanta cura avesse conservato gli oggetti appartenuti ai genitori, considerati “logori e malconci” da chi li aveva in consegna. Il suo testamento olografo che reca la data del 24 settembre 1940 e codicillo del 29 settembre 1944 a rogito notaio Mocchi dispose che un’ingente parte del suo patrimonio andasse in beneficenza “sotto il nome dei miei amati genitori e della mia buona nonna Marcella” Musiari Cordero, affidandosi per la distribuzione all’amico Baccio Zanella docente di chimica biologica e suo esecutore testamentario.
Lasciò effetti personali e somme di denaro ai parenti e amici. A Maria Pinetti, da tanti anni al suo servizio, lasciò l’usufrutto della casa di Viadana e tutti i mobili e le suppellettili in essa contenute. In base alle disposizioni volute da Provinciali veniva quindi designato erede generale dei beni l’Ente Comunale di Assistenza di Milano, salvo l’usufrutto allo zio materno professor Aurelio Cordero d’alcuni beni siti in provincia di Parma e alla Pinetti, come detto sopra. I beni di mq. 162.910 e suddivisi in: terreni e fabbricati nel comune di Viadana (Mantova), terreni Belforte nel comune di Gazzuolo (Mn), “un villino San Leonardo” nel comune di Cortile San Martino (Parma) e fabbricati e terreni in provincia di Parma, risultarono di un valore complessivo di Lire 23.164.500.
Morto il 7 ottobre 1950, all’età di cinquantatré anni nel pieno della sua attività, presso la Clinica Città di Milano dove era ricoverato, i suoi funerali si svolsero partendo dall’istituto di farmacologia dell’Università di Milano di Via Vanvitelli fino alla chiesa di Santa Croce. La salma fu poi tumulata presso il cimitero di Parma, provvisoriamente nella tomba della famiglia Zanzucchi; solo dopo due anni e dietro insistenze dei proprietari sarà traslata presso “un anello in seconda fila” acquistato dall’Ente.

(da Il tesoro dei poveri, p. 277-278, testo di Enrica Panzeri)