Benefattori del XVIII secolo

In ordine cronologico (in base all’anno di morte)

Con il testamento del 25 settembre 1703 Giovanni Battista Stampa (morto nel 1709), la cui famiglia era originaria di Gravedona, nominò erede universale il Luogo pio di Nostra Signora di Loreto affinché soccorresse famiglie nobili o di mercanti decadute con il reddito dei suoi beni, ammontanti a quasi 300.000 lire oltre a ingenti proprietà a Lissone.

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II mercante Mauro Bonola (morto nel 1710) nominò erede universale la Congregazione di Nostra Signora di Loreto: fra i beni era compresa una casa con un fondo di 20 pertiche in Vacciago. Il luogo pio fece eseguire un ritratto del benefattore (poi andato perduto) al pittore Carlo Antonio Zucchi.

Il nobile Paolo Camillo D’Adda (morto nel 1713) ricoprì la carica di decurione della città di Milano e fu deputato del Consorzio della Misericordia dal 1676 al 1712. Con il testamento del 15 aprile 1712 nominò erede universale lo stesso luogo pio, riservando a quello della Divinità un legato di 100 lire. Il patrimonio pervenuto in beneficenza alla sua morte comprendeva ampi possedimenti a Mairano e a Villa Rossa, nel territorio lodigiano.

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Il conte Giovanni Antonio Parravicini (1645-1721), ricco banchiere, collezionista e deputato nel capitolo del Luogo pio delle Quattro Marie, nel 1721 effettuò una donazione di 3.000 lire destinata all’erogazione di doti per povere nubili. Nelle sue disposizioni testamentarie beneficò anche l’Ospedale Maggiore e l’Orfanotrofio Femminile di Milano.

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Il conte Giovanni Francesco Arese (1642-1721), cavaliere di San Giacomo della spada, ambasciatore di Spagna presso gli Svizzeri e generale d’artiglieria, era deputato di Porta Vercellina nel capitolo del Luogo pio Quattro Marie. Nel 1718 impose all’erede, il nipote Benedetto Arese, di versare un capitale di 115.000 lire allo stesso luogo pio, che era tenuto ad erogare ogni anno sei doti a povere nubili della parrocchia di San Babila.

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Il conte Giovanni Visconti (morto nel 1723) apparteneva al ramo dei signori di Crenna. Nominato decurione nel 1686, ricoprì la carica di deputato dell’Ospedale dei Vecchi in Porta Vercellina e del Luogo pio delle Quattro Marie, nominato erede universale delle sue sostanze. Il patrimonio del Visconti comprendeva beni situati a Caiello, Camnago, Cardano (dove volle essere sepolto), Casorate e Castano.

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Con il testamento del 26 marzo 1730 Giovanni Battista Bianconi (morto nel 1731) nominò erede universale il Consorzio della Misericordia, con l’obbligo di erogare annualmente due coperte di lana a povere nubili di Baggio e 24 lire imperiali in sussidi a vedove indigenti della stessa località. Il patrimonio comprendeva proprietà immobiliari e fondi a Baggio, Cesano Boscone e Nerviano, in gran parte provenienti dal suocero Giacomo Verdesio.

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Con il testamento del 2 ottobre 1730 il conte Francesco Pecchio (morto nel 1733) nominò erede universale il Luogo pio di Nostra Signora di Loreto, di cui era uno degli amministratori, con l’obbligo di convertire le rendite dei suoi beni in sussidi a famiglie nobili e di mercanti decadute. L’eredità comprendeva numerosi beni immobili situati a Milano e proprietà terriere a Cassina Amata, Cassina de’ Pecchi, Palazzolo Milanese e Pinzano.

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Il conte Giovanni Antonio Melzi (1660-1735) nel testamento del 3 gennaio 1735 legò al Luogo pio Melzi, di cui era uno degli amministratori, duemila scudi, pari a 12.000 lire imperiali. Destinò inoltre 100.000 lire all’Ospedale Maggiore di Milano di cui fu deputato dal 1685 al 1729.

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Il sacerdote Giuseppe Prata (1660-1735) nominò erede universale il Luogo pio della Divinità, di cui era vicetesoriere. Alla sua eredità si aggiunsero i beni disposti dal fedecommesso del padre Pietro Francesco, che con testamento del 18 agosto 1656 aveva nominato erede sostituto, in caso di estinzione della discendenza maschile, lo stesso luogo pio.

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Il sacerdote Bernardino Cesati (morto nel 1736), già cappellano del Luogo Pio dell’Umiltà, con testamento del 18 luglio 1736 istituì un’opera pia per l’assegnazioni di quattro doti, del valore di 50 lire ciascuna, ad altrettante donne nubili della parrocchia di Santa Maria Podone, il pagamento degli affitti di case per gli inquilini poveri della stessa parrocchia nonché elemosine di pane bianco ai poveri di Milano.

Il colonnello Giovanni Battista Visconti (morto nel 1743) lasciò 100.000 lire imperiali alla Congregazione di Nostra Signora di Loreto con l’obbligo di erogare annualmente due doti da 50 lire ciascuna a povere nubili della parrocchia di San Paolo in Compito. Il ritratto del benefattore, eseguito dal sacerdote e pittore Gian Pietro Mazzucchelli, andò poi perduto.

Il notaio Benedetto Maria Villa (morto nel 1754) nominò erede la Congregazione di Nostra Signora di Loreto, lasciando un patrimonio di circa 40.000 lire. Risulta perduto il ritratto del benefattore, eseguito dal pittore Giovanni Gianola.

Il marchese Pietro Ottavio Ferreri (morto nel 1757) nelle sue disposizioni testamentarie lasciò proprio erede il fratello Federico, riservando un legato di 10.000 lire al Luogo pio delle Quattro Marie di cui era stato deputato.

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Giuseppe Croce

Con testamento 22 novembre 1760 e successivo codicillo del 31 dicembre il conte Giuseppe Croce (1702-1762) stabiliva che, fatti salvi gli interessi della moglie Isabella Delfinoni, il frutto della sua sostanza fosse utilizzato per pagare un medico e un chirurgo che curassero gratuitamente i poveri di Magnago. Nel 1794 l’amministrazione della Causa pia Croce fu affidata dal governo austriaco al Luogo pio di Loreto.

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