Poveri Infermi in San Simpliciano (metà del XVI sec. – inizio del XX sec.)

Esplora l’archivio e la quadreria del Luogo pio dei Poveri Infermi in San Simpliciano.

Nonostante le gravi lacune documentarie, lamentate già all’epoca dell’ispezione condotta al luogo pio nel 1769 dal visitatore regio Francesco Maria Carpani e le ulteriori pesantissime perdite subite durante i bombardamenti dell’agosto 1943, è possibile far rimontare la fondazione del luogo pio alla metà del XVI secolo. Agli anni Sessanta del Cinquecento risalgono infatti le prime disposizioni benefiche in favore della scuola, il cui scopo precipuo, come dichiarato fin dall’intitolazione, era quello di prestare soccorso a indigenti della parrocchia di San Simpliciano la cui condizione fosse resa ancor più precaria da problemi di salute.
L’area di San Simpliciano in Porta Comasina coincideva con uno dei quartieri più popolari della città, e dei più distanti dall’Ospedale Maggiore; proprio in quella zona erano sorti nell’XI secolo i primi due ospedali milanesi di fondazione laica, uno dei quali gestito con la partecipazione dei vicini di Porta Comasina prima di essere aggregato alla Ca’ Granda nel 1458, e definitivamente chiuso ed evacuato nel 1629.
L’assistenza offerta dalla confraternita consisteva principalmente in un sussidio economico mensile, erogato da un deputato elemosiniere su indicazione di due visitatori incaricati di effettuare controlli settimanali e rilasciare le cedole per il ritiro dell’oblazione a vedove, puerpere e capi di famiglia infermi. In caso di necessità, veniva anche garantito il trasferimento dei malati all’Ospedale Maggiore con una lettiga condotta da due portantini (dopo il 1666, grazie all’eredità disposta da Giovanni Battista Abbiati, fu possibile offrire un ulteriore aiuto economico ai convalescenti dimessi dall’Ospedale).
Fin dal 1612, mediante i frutti provenienti da una donazione di Giovanni Battista Strambini, e poi dalle eredità disposte da Alessandro Frisiani (1662) e ancora dall’Abbiati e da Angelo Giuseppe Pomi (1724), il luogo pio dei Poveri infermi provvedeva anche all’erogazione di alcune doti in favore di povere nubende. Si trattava di una forma di beneficenza particolare, che si discostava dalla missione originaria della confraternita, tanto da sollevare aspre polemiche in seno al collegio dei deputati quando si paventò l’ipotesi di accrescere il numero degli assegni destinati a questo scopo, essendo “il solo universale ed antico istituto del Luogo Pio quello di sovvenire nel modo solito con elemosina li poveri infermi”.
Nel 1769 la scuola risultava governata da un capitolo di sedici deputati, tra i quali figuravano, oltre agli ufficiali già menzionati, il priore, il sotto-priore e due sindaci. Il patrimonio era costituito dagli interessi sui capitali investiti sul Banco di Sant’Ambrogio e dall’affitto di cinque case in Porta Comasina. La scuola possedeva anche una propria casa di residenza in contrada del Passetto, pervenuta con l’eredità Frisiani, adibita a sede per le riunioni capitolari.
Il luogo pio di San Simpliciano venne unito a quello di Santa Corona nel 1785 e con questo aggregato all’Ospedale Maggiore nel 1786. Già nel 1791 i due capitoli vennero però ricostituiti: il luogo pio di San Simpliciano mantenne la propria autonomia fino al 1807, quando fu definitivamente aggregato alla Sezione III della Congregazione di Carità che dettò un nuovo Piano: la distribuzione dei soccorsi venne delegata a un apposito promotore parrocchiale mentre per l’uso della lettiga si richiese la prescrizione del medico di Santa Corona.
Dopo lo scioglimento della Congregazione napoleonica (1825) l’ente passò in gestione all’Amministrazione dei Luoghi pii elemosinieri e, nel 1862, alla Congregazione di Carità postunitaria. Benché “il tenue patrimonio di questo Luogo pio in uno a’ suoi redditi” rimanesse “confuso con quello dei Luoghi pii elemosinieri” l’istituzione continuò per tutto l’Ottocento a fornire sussidi ai malati della parrocchia di San Simpliciano – e di quella dell’Incoronata staccatasi dalla prima – anche mediante il trasporto in lettiga all’Ospedale Maggiore: una funzione la cui utilità sembra confermata, ancora nel 1864, dalla decisione di un medico dell’Ospedale stesso e del Santa Corona, Giovanni Adamoli, di destinare metà della propria eredità a questo luogo pio.
Le modalità di erogazione di questa beneficenza vennero definitivamente fissate con deliberazione 11 gennaio 1867; da allora, l’“apposito lettino” fu tenuto in deposito presso la sede di San Marco delle Pie Case d’Industria. L’ultimo cenno indiretto all’uso della lettiga per il trasporto dei malati risale al 1912.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, pp. 331-333)