Opera pia Giuseppina Mantegazza (1896 – 1963)

La nobile Giuseppina Augusta Mantegazza (Milano 1815 – 1886), figlia di Augusto e di Angela Veratti, che in gioventù aveva svolto la professione di istitutrice, nel suo testamento olografo del 24 marzo 1886, pubblicato negli atti del notaio Giuseppe Noè il 25 giugno 1886, lasciava la sua quota di patronato (pari a 1/18) sulla soppressa abbazia di Santa Maria di Campomorto in usufrutto vitalizio al fratello Giovanni, avvocato residente in Varese: “Lui estinto, il fondo non si deve alienare, ma l’usufrutto servirà per l’impianto e la continuazione di una Pia Casa di Salute semigratuita per dodici nubili signore, che non mancano affatto di danaro, ma che sono prive di alloggio e di assistenza. Non importa la nazionalità, importa assaissimo però che siino di morale condotta…”. La direzione avrebbe dovuto essere affidata a due Suore di Carità “ed il sistema e la disciplina perfettamente eguali a quelle delle Fatebenesorelle”. Tra le altre disposizioni indicate nel testamento spicca un legato di 12.000 lire di valore nominale con gli interessi a sei “giovinette patrizie orfane di madre”. Alla congregazione di Carità di Cassano Magnago (Varese) andò invece una proprietà immobiliare sita in loco.
Poiché il patrimonio era insufficiente alla fondazione e al mantenimento di una casa di salute, i redditi vennero utilizzati per l’erogazione di sussidi a nubili civili, prive di assistenza e bisognose di cure.
Il legato Mantegazza fu eretto in Ente Morale con decreto del 30 giugno 1896 e affidato in temporanea amministrazione alla Congregazione di Carità di Milano. Nel 1909, dopo la liquidazione del patrimonio della soppressa abbazia di Campomorto, la Congregazione di Carità poté determinare il patrimonio dell’opera pia, pari a oltre 138.000 lire. Lo Statuto organico, approvato con Regio Decreto del 1 novembre 1914, confermava l’amministrazione affidata alla Congregazione di Carità “con separata gestione” e ribadiva come scopo dell’opera pia “l’impianto e la continuazione di una Casa di salute semigratuita, per signore nubili di buona condotta morale, che non siano del tutto prive di mezzi, ma difettino di appoggio e di assistenza”, consentendo però di erogare unicamente dei sussidi fino a quando il patrimonio non avesse consentito la fondazione del ricovero (che in effetti non fu mai realizzato).
Nel 1959 il Comitato di Amministrazione dell’Eca deliberò la fusione dell’Opera pia Mantegazza nei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, in considerazione del fatto che il suo ormai esiguo patrimonio non consentiva il conseguimento degli scopi assistenziali; la fusione fu ratificata con D.P.R. del 2 giugno 1963 n. 902.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, pp. 362-364)