Ricoveri notturni Giuseppe Levi (1902 – 1938)

Le origini dei Ricoveri notturni Levi risalgono al 28 novembre 1902 quando, in occasione di una riunione sul tema dei senzatetto, organizzata a Palazzo Marino dall’associazione Soccorso fraterno con la partecipazione dei principali istituti di beneficenza milanesi, fu deliberata la costituzione di un “Comitato per i Ricoveri Notturni Gratuiti”. Fra le prime iniziative promosse dal Comitato, presieduto dal radicale Camillo Rognoni – già alla guida della Congregazione di Carità di Milano – vi fu l’apertura di una pubblica sottoscrizione (alla quale aderirono anche la Cassa di risparmio delle provincie lombarde, il Monte di Pietà, la Società Umanitaria e il Comune di Milano) che fin dai mesi invernali del 1903 e del 1904 consentì l’apertura di dormitori provvisori in via San Simpliciano, via Moscova e via Manfredo Fanti. Il 25 giugno 1905 fu inaugurata una nuova e moderna sede fuori Porta Vigentina, realizzata grazie a un generoso lascito dell’israelita Giuseppe Levi (1830-1909) su progetto dell’ingegner Luigi Mazzocchi, il quale aveva già costruito nel 1884 gli Asili notturni Sonzogno. Di lì a due anni (20 ottobre 1907) sarebbe pervenuto il riconoscimento quale ente morale.

Il nuovo dormitorio, posto all’angolo fra via Cesare Balbo 23 e via Francesco Soave 17, poteva ospitare 253 uomini e 84 donne. La permanenza era per tutti gratuita e veniva concessa per un periodo fino a tre mesi per i senzatetto milanesi e fino a otto giorni per gli altri. L’ammissione era concessa a chiunque non avesse un’abitazione, a esclusione di ubriachi e individui affetti da malattie mentali o contagiose. Non potevano inoltre accedere all’istituto coloro che non accettavano di sottoporsi alla disinfezione obbligatoria o rifiutavano di declinare le proprie generalità, mentre erano previste pene severe, dalla segregazione all’espulsione, nei casi più gravi di contravvenzione al regolamento interno. A volte il ricovero poteva essere coattivo, come per i vagabondi o i “sorvegliati speciali” dimessi dal carcere, per i quali era previsto un apposito camerone con inferriate.

La crisi economica postbellica verificatasi negli anni Venti produsse un considerevole incremento delle domande di alloggio, che però non sempre i dormitori erano in grado di soddisfare, dovendo a loro volta far fronte a notevoli difficoltà finanziarie, tanto che “centinaia di infelici per mancanza di posto” venivano respinti ed erano “costretti a dormire sulla pubblica via”.  A questi anni risalgono le prime proposte per l’unificazione dei dormitori Levi e Sonzogno, prodromo degli interventi di coordinamento imposti dall’Ente Opere Assistenziali (EOA) e della fusione decretata infine nel 1938, quando i due istituti furono concentrati nell’Ente comunale di assistenza di Milano. Contestualmente, per effetto delle leggi razziali, i Ricoveri notturni Levi – ai quali era stata affidata anche la gestione della Casa dell’Ospitalità Fascista di via De Breme 59 – assunsero la nuova denominazione di Casa di Ristoro.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, pp. 317-319)