Asili e Ricoveri notturni Eca (1938 – 1978)

Nel corso degli anni Trenta il regime fascista attuò una profonda riforma del sistema assistenziale, che ebbe ampie ripercussioni anche nelle modalità del soccorso notturno ai senzatetto attivate a Milano. Nel 1933 l’Ente Opere Assistenziali (EOA) dispose di riservare agli uomini il ricovero di via Soave, alle donne senza bambini quello di via Sottocorno, mentre per quelle con bambini venne aperto un nuovo posto di ristoro e di ricovero in via Vittoria Colonna. L’anno successivo il Comune procedette all’apertura della Casa dell’Ospitalità Fascista in via De Breme 59 affidandola all’EOA, che la destinò ad accogliere le donne con bambini ospitate in precedenza in via Colonna.

Nel 1937, poi, la nascita dell’Ente Comunale di Assistenza (Eca) – che subentrò alla Congregazione di Carità assorbendo anche le prerogative dell’EOA – si accompagnò al concentramento delle funzioni assistenziali a livello comunale, avviando un processo di fusione degli enti aventi le medesime finalità. Con R.D. del 27 dicembre 1938 fu dunque stabilita la concentrazione dell’Opera pia Sonzogno e dell’Opera pia Levi  nell’Eca, che peraltro demandò il controllo degli istituti a una Commissione di sorveglianza composta da membri delle due cessate amministrazioni e dai rappresentanti di un’altra Commissione per l’assistenza ai poveri senza fissa dimora.

Le vicende belliche condizionarono la gestione dei dormitori, portando al trasferimento dei bambini ospitati in via De Breme in una colonia istituita a Carcegna (Miasino, Novara), mentre le madri furono spostate in via Sottocorno, e l’edificio di via De Breme riservato agli uomini dopo che il ricovero di via Soave fu distrutto da un bombardamento nel febbraio 1943. Nei mesi successivi alcuni edifici scolastici vennero adibiti a ricoveri di profughi provenienti dall’Italia centro-meridionale per l’avanzata delle truppe alleate e di famiglie rimaste senza alloggio a causa dei bombardamenti.

La situazione d’emergenza si protrasse anche dopo la conclusione del conflitto, con l’afflusso di sinistrati provenienti dalla Venezia Giulia e da Cassino, di reduci dai campi di prigionia, di rimpatriati dalle colonie e dall’estero e di profughi politici: ciò impose l’apertura di nuovi centri di accoglienza e l’occupazione di alcuni locali della Senavra, già sede del manicomio provinciale e di una sezione del Ricovero di mendicità.

Interventi di sistemazione ai locali di via De Breme furono eseguiti fra il 1947 e il 1948, mentre nel 1948 l’Eca assunse in affitto la gestione del dormitorio di via Colletta dalla cooperativa che ne era proprietaria. Tutte queste misure si rivelarono però insufficienti a placare la domanda di alloggi, inducendo l’amministrazione dell’Eca a dare avvio, già nel 1948, ai lavori di costruzione di un nuovo dormitorio, che fu realizzato su di un’area posta all’angolo fra viale Ortles e via Calabiana. Le opere furono portate a termine nel 1956. Contemporaneamente si procedeva alla chiusura del dormitorio di via Colletta e al trasferimento degli ospiti nei nuovi locali, mentre continuava l’attività della sezione di via De Breme, cessata solo nel luglio 1967.

L’Asilo Notturno Lorenzo e Teresa Sonzogno di via Pasquale Sottocorno fu chiuso nel 1957 e trasportato anch’esso presso la Casa di Ristoro. Nel nuovo istituto di viale Ortles, che comprendeva sette padiglioni e aveva una capacità ricettiva di oltre 1.000 persone, la sezione femminile fu intitolata a Lorenzo e Teresa Sonzogno e quella maschile a Giuseppe Levi. L’intero complesso passò al Comune nel 1978 in conseguenza dello scioglimento dell’Ente comunale di assistenza.

Fra le molteplici forme di assistenza erogate dall’Eca alle fasce sociali più deboli colpite dal dramma della mancanza di un’abitazione, non bisogna dimenticare l’apertura e la gestione, su incarico del Comune, di centri di alloggio provvisori per sfrattati (CAP) che – attivati nel dopoguerra nelle vie Cipro, Pianell, Giambellino, Mantegazza, Oglio, in viale Monza, nello stabile della Senavra e nei quartieri Gratosoglio, Quinto Romano e Figino – continuarono in molti casi a sussistere fino al principio degli anni Settanta.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, pp. 320-321)