Ave Maria nella Metropolitana (1495 circa – 1784)

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Le origini della scuola sono narrate in una memoria a stampa del 1669, secondo la quale verso il 1495 un eremita prese ad esortare pubblicamente la devozione mariana, seguito da un gruppo di gentiluomini e mercanti, che si assunsero il compito di far cantare quotidianamente in Duomo l’Ave Maria al cospetto di un’immagine dipinta della Madonna appesa al secondo pilastro della navata sinistra, in seguito sostituita da una statua andata perduta. Da questa provvisoria collocazione pare sia derivata la denominazione, talvolta usata, di Schola di Santa Maria del Pilone.
Sebbene il tipo di devozione non rendesse indispensabile l’utilizzo di un altare specifico, intorno al 1578 l’arcivescovo Carlo Borromeo stabilì che il canto dell’Ave Maria venisse praticato ogni sera presso l’altare della Madonna dell’Albero, da cui nel giro di breve tempo venne trasferito all’altare maggiore. La preghiera veniva pronunciata alla presenza di uno dei canonici ordinari, dopo le litanie degli ostiari, i chierici cui competevano l’apertura, la chiusura e la custodia della chiesa, nonché il suono delle campane.
Gli statuti approvati il 24 agosto 1604 affidavano la devozione dell’Ave Maria ai deputati della Scuola del Santissimo Crocefisso della cattedrale, tra i quali erano scelti un priore, un sottopriore, un tesoriere e un cancelliere.
La scuola non aveva sede capitolare, per cui le riunioni si tenevano solitamente presso l’abitazione del priore o di qualche deputato. Le sue finalità erano eminentemente cultuali e venivano mantenute attraverso la raccolta di elemosine all’interno della cattedrale, ma anche presso artigiani, mercanti e abitanti della zona. A questi proventi si aggiungevano i frutti derivanti da investimenti immobiliari e sul Banco di Sant’Ambrogio, con i quali si provvedeva a stipendiare maestri di musica, cantori e servitori incaricati della custodia dei ceri che venivano accesi durante il canto.
Con ordinazione capitolare del 12 maggio 1699 si decise la distribuzione di sei doti da lire 50; a partire dal 1746 l’ammontare annuo delle erogazioni venne portato a 450 lire, suddiviso in doti da 50 e da 25 lire.
La scuola fu aggregata al Luogo pio delle Quattro Marie nel 1784, ma fu mantenuta, almeno ancora nell’anno successivo, la somministrazione di ceri ogni venerdì, durante l’orazione vespertina.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano)

Bibliografia:

  • Antonio Noto, Statuti dei luoghi pii elemosinieri amministrati dall’Ente Comunale di Assistenza di Milano, Milano, E.C.A., 1948, pp. 161-166
  • Bruno Viviano, Le sedi dei 39 luoghi pii elemosinieri di Milano (1305-1980), in Antonio Noto e Bruno Viviano, Visconti e Sforza fra le colonne del palazzo Archinto. Le sedi dei 39 luoghi pii elemosinieri di Milano (1305-1980), Milano, Giuffrè, 1980, pp. 279-281
  • Milano. Radici e luoghi della carità, a cura di Lucia Aiello, Marco Bascapè e Sergio Rebora, Torino, Allemandi, 2008, pp. 47-48 (scheda di Daniela Bellettati)
  • Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, a cura di Lucia Aiello e Marco Bascapè, Como, NodoLibri, 2012, pp. 100-101