Renato Bontempi (1896 – 1988)

Figlio di un funzionario statale e di una nobildonna, entrambi di origine marchigiana, Renato Bontempi nasce a Marino, presso Roma, il 9 marzo 1896. Si trasferisce con la famiglia a Reggio Calabria, poi a Roma e infine a Lucca, città in cui frequenta l’Accademia di Belle Arti tra il 1910 e il 1915 studiando sotto la guida dei pittori Alceste Campriani (1848-1933) e Umberto Principe (1879-1962).

Al termine della prima guerra mondiale, alla quale partecipa come soldato semplice, inizia a dipingere, organizzando tra il 1919 e il 1921 alcune mostre personali presso il Kursaal di Montecatini Terme e a Lucca, nelle quali presenta dipinti a olio, pastello e a monotipo; in quel periodo aderisce al Manifeste du Tactilisme, pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti a Parigi nel 1921, e conosce i pittori Lorenzo Viani (1882-1936) e Ottone Rosai (1895-1957), dei quali diventa amico. Negli anni Venti prosegue la sua attività espositiva in Toscana tra Lucca, Montecatini, Viareggio e Firenze avvicinandosi al clima artistico diffuso dalla corrente artistica del Novecento Italiano; nel 1926 a Forte dei Marmi conosce Carlo Carrà (1881-1966), che lo avvicina alla pittura di paesaggio e di cui Bontempi diventa dichiarato seguace. Nel 1927 compie un viaggio di studio e di lavoro in varie località italiane – tra cui Roma, Napoli, Capri, Venezia, Torino – durante il quale visita musei e monumenti, apprezzando in particolare i maestri della pittura del Quattrocento. Soggiorna anche a Parigi dove scopre la pittura degli impressionisti e dei postimpressionisti, in particolare di Cézanne.

Nel 1929 si trasferisce a Milano, che diventa la sua città di elezione: alla pittura da cavalletto affianca l’attività di decoratore, miniaturista, disegnatore di illustrazioni pubblicitarie, restauratore e autore di ritratti su commissione ricavati da fotografia. Partecipa alla Mostra dei Navigli svoltasi alla Società Permanente (1929) e allestisce una personale a Monza (1936) insieme al collega ungherese Emil Lindenfeld (1905-1986). In questi anni vive con la compagna Maria Luisa Barsottelli (1893-1956), pittrice originaria di Camaiore.

Rifugiatosi in Toscana durante la seconda guerra mondiale, nel 1946 Bontempi fa ritorno a Milano dedicandosi a una intensa attività espositiva in varie città d’Italia (Bari, Biella, Cantù, Como, Francavilla a Mare, Giulianova, Legnano, Lodi, Lucca, Marsala, Sesto Calende, Teramo) presenziando anche ad appuntamenti di livello nazionale (Alessandria, Gallarate, Milano, Suzzara, Torino, Verona) e internazionale (Ferrara, Parigi, Venezia), spesso su invito diretto degli organizzatori dei singoli eventi. E’ inoltre spesso presente per molti anni di seguito alle rassegne collettive indette dalle gallerie private Gavioli, Ranzini e Salvetti di Milano e alle mostre annuali dell’Angelicum. Consegue il premio C.O.N.I alla I Mostra Nazionale Biennale di Milano (1947) e il Premio Fontanesi alla Esposizione Nazionale Il Natale nell’Arte di Milano (1948). Dal 1951, pur continuando a trattare il genere figurativo, Bontempi inizia a sperimentare nel settore della pittura astratta esponendo alla Fiera Campionaria di Milano alcune composizioni in perspex colorato; all’inizio degli anni Settanta realizza opere polimateriche, utilizzando anche legni combusti. L’ultima mostra personale – svoltasi presso l’attuale Biblioteca Calvairate di Milano e promossa dal Settore Cultura e Spettacolo del Comune – data al maggio 1988, due mesi prima della sua morte.

Nel 1962, in relazione ai lavori di ricostruzione di Palazzo Archinto di via Olmetto 6, sede centrale dell’ECA, diretti dall’architetto Luigi Dodi (1900-1983), a Renato Bontempi viene affidata la esecuzione del programma di restauro delle opere d’arte appartenenti al patrimonio culturale dell’ente e destinati ad arredare gli spazi interni dei suoi rinnovati uffici amministrativi. Voluto e diretto dal responsabile dell’Archivio Storico dell’ECA Antonio Noto (1902-1984), tale recupero comprende la maggior parte dei ritratti che compongono la quadreria dei benefattori e anche i dipinti di soggetto vario di provenienza diversa. Tra il gennaio 1962 e il marzo 1967 Bontempi restaura sessanta dipinti, intervenendo su altri dodici tra il 1967 e il 1983; sempre su incarico di Noto nel 1964 esegue il ritratto del benefattore Celso Provinciali. Insieme al restauratore Giovanni Borgonovo (da non confondere con il pittore omonimo), nel 1977 viene incaricato di foderare e intelaiare la grande tela su cui in precedenza era stato riportato l’affresco Il Tempo scopre la Verità, opera di Vittorio Maria Bigari, pressoché unica sopravvivenza del perduto ciclo tiepolesco che adornava Palazzo Archinto.

Renato Bontempi muore a Limbiate il 17 luglio 1988.

(testo di Sergio Rebora)