Santa Maria Assunta a Montano

Le prime notizie relative all’oratorio di Santa Maria Assunta sono collegate alle disposizioni testamentarie di Protaso Crivelli (16 aprile 1424), che istituisce erede universale il Luogo pio delle Quattro Marie, al quale perviene l’utile dominio del fondo di Montano, presso Gaggiano, riservando la diretta proprietà al monastero di Santa Maria in Valle di Milano. In occasione della visita pastorale alla pieve di Rosate del 1569 l’oratorio non viene esaminato; risulta invece documentata la visita di Federico Borromeo (1620): si segnala la forma semicircolare dell’abside, la presenza di un solo altare, costruito in legno e sormontato da una pala raffigurante Cristo in Croce con la Madonna e San Giovanni Evangelista. Il presbiterio è delimitato da un cancelletto in ferro e in prossimità dell’ingresso è posizionata un’acquasantiera in pietra. 

All’epoca della visita del cardinale Pozzobonelli (1749) l’assetto dell’oratorio si presenta analogo a quello del 1620: i decreti impongono di dipingere sulla facciata dell’edificio un’immagine del titolare. Agli anni seguenti deve essere riferito il rinnovamento della zona presbiteriale, comprendente la costruzione dell’altare in marmo e la collocazione di una pala raffigurante la Sacra Famiglia con San Giovannino. Nella descrizione dell’oratorio datata al 31 dicembre 1815 oltre al nuovo altare vengono ricordati “quattro quadri con vernice dorata rappresentanti S.t Giuseppe, la B.a, l’Immacolata e S. Antonio”, immagini verosimilmente identificabili già presenti in loco da tempo; nei  decenni successivi l’Ente provvede alla manutenzione e al rifornimento degli arredi sacri.

Nel 1878 l’oratorio viene ridotto a uso profano e adibito da parte dei fittabili del podere a deposito, prima di grano e poi di letame, dopo averlo privato di tutti gli arredi asportabili: la pala d’altare, i quattro quadri e gli arredi sacri sono trasportati a Milano e altri arredi lignei destinati al vicino oratorio di Tavernasco e all’arsenale di Badile. Nel 1886 l’economo della Congregazione di Carità informa dello stato di avanzato degrado dell’edificio: il pavimento ridotto a “nido di sorci”, i muri “corrosi e smantellati”, distrutti i serramenti di porte e finestre, rimanendo intatti l’altare e alcuni affreschi. Nel 1914 dietro richiesta del parroco di Vigano Certosino, l’oratorio è riaperto al culto: per l’occasione vengono eseguiti lavori di radicale ripristino a opera dalla ditta Stefano Ghilardi & C. di Milano. Il soffitto è ricostruito, il pavimento in beola sollevato e sostituito da piastrelle in cemento colorato, l’intonaco delle pareti scrostato e rinnovato, tutti i serramenti e le parti in beola rifatti; si decide inoltre di effettuare una lavatura dell’altare e una nuova tinteggiatura delle pareti interne “con fascie e riquadri e zoccolo finto marmo”. Al termine dei lavori viene collocato sull’altare un dipinto raffigurante Maria Assunta e Angeli appartenente alla Congregazione di Carità che lo aveva acquisito con l’eredità di Paolo Camillo d’Adda, benefattore del Luogo pio della Misericordia: originariamente era la pala d’altare dell’oratorio dell’Assunta annesso al podere di Villarossa, frazione di Casaletto Lodigiano. Oggi il dipinto è ubicato, per ragioni di conservazione, presso i locali dell’Archivio Storico dell’ASP Golgi-Redaelli.

(testo di Sergio Rebora)