San Rocco a Riozzo

Nelle loro visite pastorali alla Pieve di Melegnano, Carlo Borromeo (1567) e Alessandro Mazenta (1597) sostano entrambi a Riozzo e visitano l’oratorio, allora dedicato a San Giuseppe. Monsignor Mazenta rileva in quella occasione alcune mancanze: il presbiterio è delimitato da un cancello in legno insicuro in quanto privo di serratura, mentre l’altare, sovrastato dalle immagini della Madonna e dei Santi Lucia e Rocco, appare “indecens” e non “ad formam”.

Più rilevanti risultano le informazioni offerte dalla visita di Giuseppe Pozzobonelli (1749). L’edificio presenta una pianta rettangolare ad aula unica illuminata da cinque finestre, due per ciascuna delle pareti laterali e una in facciata sopra la porta d’accesso, che è fornita di bussola interna. Il perimetro della navata appare rivestito da un ciclo di affreschi: nella parete laterale di destra sono raffigurati i Santi Giuseppe, Francesco di Paola e Antonio Abate, in quella di sinistra Gesù Cristo con l’Angelo Custode e Santa Eurosia. Il presbiterio è delimitato da una balaustra in marmo e sull’arco trionfale è collocato un crocefisso ligneo; sull’altare, nella nicchia incorniciata da una pregevole ancona marmorea, spicca il gruppo in marmo tardogotico raffigurante la Madonna con il Bambino e Angeli (assente in loco prima del 1708), affiancata da affreschi raffiguranti i Santi Lucia e Rocco e due Angeli. Accanto all’altare, protette da cristalli, vi sono inoltre le statue della Madonna e di Sant’Antonio di Padova. Recenti studi riferiscono la Madonna con il Bambino e Angeli alla mano del Maestro delle sculture di Viboldone, identificandola verosimilmente come una delle sculture collocate sopra Porta Comasima a Milano.

Nel 1847 i Luoghi Pii Elemosinieri entrano in possesso dell’oratorio attraverso l’acquisizione dell’eredità di Giacomo Mellerio e da allora provvedono alla sua manutenzione, soprattutto riparando e rinnovandone gli arredi sacri. Nel 1887 viene sostituito il pulpito in legno a opera del falegname Giuseppe Triulzi, nel 1899 viene imbiancato l’interno e nel 1914 l’orologio della torre campanaria è sostituito con un congegno provvisto di suoneria a ripetizione fornito dalla ditta Cesare Fontana di Lomazzo.

Nella sua visita pastorale del 1933 il cardinale Ildefonso Schuster riscontra innanzitutto la capienza inadeguata dell’edificio, ormai insufficiente a contenere il numero dei frequentatori al punto da rendere necessario un ampliamento. Il fonte battesimale in legno a forma di tempietto a pianta circolare, installato nel 1908, deve essere protetto in una nicchia addobbata da panneggiamenti e l’altare ligneo, benché in buono stato di conservazione, sostituito con una struttura in marmo. I lavori di ripristino sono compiuti nel 1935 e interessano tutto l’assetto dell’edificio. Si interviene radicalmente anche sulla struttura muraria, erigendo una facciata rivestita in mattoni di gusto neomedievale. il pittore Carlo Armanni affresca l’interno con motivi decorativi contraddistinti da moduli moderatamente stilizzati, attuando anche una drastica ridipintura dei dipinti conservati nell’oratorio, tra cui la pala seicentesca raffigurante il Martirio di sant’Eurosia proveniente dall’oratorio situato nella vicina località Fornaci. Quest’ultima nel 2012 è stata oggetto di un restauro finanziato dalla Pro Loco di Cerro al Lambro ed è attualmente esposta al culto nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo Martire. Nel 2010 la scultura gotica in marmo collocata sull’altare, sottoposta a sua volta a un restauro sostenuto dalla sezione milanese di Italia Nostra attraverso il Fondo Enzo Monti, è stata concessa in deposito al Comune di Milano e si trova da allora presso il Castello Sforzesco nella sala dedicata alle sculture provenienti dalle antiche porte urbiche.

Nel 2021 il Governo ha stanziato una somma finalizzata alla realizzazione di necessari lavori di recupero e restauro dell’oratorio, concesso in gestione dall’ASP Golgi-Redaelli al Comune di Cerro al Lambro.

(testo di Sergio Rebora)