Donato Barcaglia (1849 – 1930)

Donato Barcaglia (Milano illustrata, 1903, p. 277, fot. Giulio Rossi)

Nasce a Pavia il primo dicembre 1849 in una famiglia di estrazione piccolo borghese (il padre è impiegato governativo); trasferitosi a Milano frequenta i corsi dell’Accademia di Brera studiando scultura sotto la guida di Abbondio Sangiorgio di cui è collaboratore tra il 1867 e il 1868 e si specializza a Roma, effettuando in seguito viaggi di studio e lavoro a Vienna, Parigi, Londra e negli Stati Uniti. Aprirà uno studio in proprio in Foro Bonaparte 35 presso Casa Dal Verme (1869), trasferendolo poi in via Rugabella 8 (1875) e in corso Genova 28 (1882).

Ancora giovanissimo partecipa alle esposizioni annuali di Brera, ottenendo una medaglia d’argento per la copia dell’Antinoo al concorso nella Sala delle statue per l’anno 1867 e presentando I trastulli dell’innocenza – figuretta in marmo (1867), Il ritorno dalla vendemmia – statua in marmo quasi al vero (1868) acquisita dal principe Umberto di Savoia e conservata un tempo presso il Palazzo Reale di Milano. Espone poi La prima visita – figuretta in marmo (1869), Il ritorno dalla caccia – figura in marmo al vero e La farfalla – figura in marmo grande al vero (1870), Coraggio civile! – figura in marmo al naturale tratta da Shakespeare e La vergognosa – figura in marmo grande al vero (1871), Cacciatore – figura al vero di proprietà Mazza e La farfalla – figura a dimensioni minori del vero (1872).

Prende parte alla esposizione universale di Vienna con il gruppo Le bolle di sapone (1873) che,  acquistato dal barone Pasquale Revoltella di Trieste, ottiene grande successo di pubblico: una replica a grandezza naturale compare a Brera nel 1874 insieme ad Amore acceca e un’altra alla universale di Boston del 1883, dove è acquisita dal museo locale; La Vita che tenta di arrestare il Tempo, già presentato a Firenze nel 1875 insieme allo stesso Amore acceca (premiato con grande medaglia d’oro), è inviato a Filadelfia (1876) e l’anno successivo alla Società di Belle Arti di Trieste da cui passa nelle collezioni del Museo Revoltella. Altre repliche compariranno alle rassegne di Boston (1883), Londra (1884) e Anversa (1885). Oltre alla scultura di genere, Barcaglia si dedica alla realizzazione di ritratti a mezzo busto in marmo di commissione, spesso esposti a Brera: due nel 1876 e nel 1877, cinque nel 1878 (tre ordinati da Carlo Marchetti e uno dalla famiglia Carones), altri due nel 1879. Per la Congregazione di Carità esegue quelli dei benefattori Cesare Fantelli (1877), Teresa Parola Venegoni (1878), Andrea Vergobbio (1880) e Carlo Canetti (1884), oggi conservati presso l’ASP Golgi-Redaelli di Milano. Ritrae anche gli imprenditori Giovanni Noseda e Cristoforo Benigno Crespi, per quest’ultimo porta a termine anche alcune decorazioni plastiche nel suo palazzo milanese di via Borgonuovo, perdute durante la seconda guerra mondiale.

Alla Esposizione Nazionale di Milano del 1881 espone un Busto, Spazzacamino – statuetta; le statue in gesso Cacicco e Peri, il gruppo in marmo La Primavera; nel 1887 partecipa alla rassegna annuale braidense con Le gioie del nonno – gruppo in marmo, riproposto alla Nazionale di Venezia dello stesso anno insieme a Il caprajo e nuovamente Amore acceca. È presente anche alla Triennale di Brera del 1891 con La Fede, modello in gesso per monumento funerario e Ritratto in gesso patinato effetto bronzo mentre L’atleta è inviato alla internazionale di Pietroburgo (1902), dove viene premiato con una medaglia d’oro. Ripropone ancora una volta Amore acceca alla Nazionale di Milano del 1906 accompagnandolo con il gruppo in gesso Paolo e Francesca da Rimini

Barcaglia riceve inoltre le commissioni di alcuni monumenti pubblici, tra cui si ricordano quelli a Muzio de Tommasini a Trieste (1880) – città che di lui conserva anche il ritratto a mezzo busto di Domenico Rossetti nella Sala della Minerva  – , Vittorio Emanuele II a Intra, oggi Verbania (1887), al generale Giacomo Medici a Milano (1884), al senatore Giuseppe Gadda a Rogeno (1901 c.). Nel 1904 realizza l’Ossario dei caduti di Melegnano del 1859.

Ingente risulta la sua produzione di carattere funerario: esegue infatti per il Cimitero Monumentale di Milano le tombe Carlo Rotondi e Gaetana Fernandez Rotondi (1879-1881), Pietro Preda (1880), Giovanni Sperati (1881), famiglia Giulini (1883), l’edicola Fusetti con l’architetto Gaetano Santamaria (1886), le tombe Teresa Gerosa (1888), Cosimo Maroni (1891), Eugenio Foresti (1893), Angelo Villa Pernice e Rachele Cantù Villa Pernice (1893), Vittore Zoppetti (1894), Amalia Camperio Stabilini (1895), famiglia Sciomachen (1895), famiglia Gerosa (1896), Giuseppe Bernasconi (1898), Rosa Volpi Corda (1898), Pietro Mentaschi (1900-1901), Oscar Bellani (1901), Giovanni Bosina e Cristina Ramazzotti Bosina (1902), Enrico Bosina (1902), Francesco Sciomachen e Maria Barcaglia Sciomachen (1902), Natale Zucchi (1903-1904), Enrico Kitzerow (1907), Carolina Caimi Ghisolfi (1908), Antonio Mosca (1908), famiglia Dell’Acqua (1908), famiglia Meraldi (1908-1912), Amalia Visconti Tenconi (1909), Carlo Marti (1909), Ercole Bonacossa (1910), famiglia Lagomaggiore (1910-1911), Andrea De Micheli (1912), Alessandro Beltrame e Luisa Belloni Beltrame (1913), Carlo Neu (1916), Carlo Portalupi (1916), Quirino Tosi e Clementina Cazzamali Tosi (1916), Edoardo Ferravilla (1916-1917), Corrado Carabelli (1917), Gaetano Romanoni e Ercolina Carini Romanoni (1920), Angela Cantalupi Caronni Chiesa (1921), Costanzo Bianchi e Rosa Frigerio Bianchi (1921), Amalia Bianchi Gatti (1924). Esegue anche i monumenti Caramora per il Cimitero di Intra, Girardelli per Trieste, Negrone per Vigevano, Poggi per Verona.

Donato Barcaglia muore a Roma il 4 giugno 1930.

(testo di Sergio Rebora)