Enrico Crespi (1854 – 1929)

Enrico Crespi nasce a Busto Arsizio il 13 dicembre 1854 in una famiglia di estrazione alto borghese; il padre Giovanni, appartenente al ramo dei Crespi detto Legorino per distinguerlo dai numerosi altri presenti sul territorio bustese, è un imprenditore cotoniero mentre la madre Agnese, originaria di Milano, discende dalla famiglia dei marchesi Rusconi. Insieme ai fratelli Gaetano (1852-1913) e Ferruccio (1857-1891), che diventeranno rispettivamente letterato e scultore, nel 1858 si trasferisce a Milano presso i nonni materni, dove viene educato in un clima particolarmente ricettivo nei confronti degli stimoli culturali. Gaetano si afferma come poeta in vernacolo ambrosiano e estimatore di Carlo Porta, di cui raccoglie carte e manoscritti nella cosiddetta Raccolta Portiana da lui donata al Comune di Milano.

Enrico inizialmente studia come agrimensore seguendo al contempo le lezioni della Scuola di prospettiva di Luigi Bisi a Brera e a soli sedici anni è impiegato come disegnatore presso l’ufficio tecnico che opera per la realizzazione urbanistica della nuova piazza del Duomo. Dal 1874 risulta iscritto ai corsi dell’Accademia dove frequenta la Scuola di pittura di Francesco Hayez; nel 1878 si presenta alle esposizioni dell’Accademia di Brera con Un armajuolo nel 1600, l’anno successivo ottiene il premio di incoraggiamento di primo grado per l’architettura con il dipinto Il fianco settentrionale del Duomo di Milano e nel 1880 consegue ex aequo con Pio Sanquirico il premio indetto dalla Fondazione Canonica con Ecce Homo, ora appartenente alle raccolte dell’Accademia di Brera (un altro Ecce Homo realizzerà in seguito per la chiesa dell’Ospedale dei Fatebenefratelli di via San Vittore).

Alla Esposizione Nazionale di Torino del 1880 invia La morte del primo attore, riproposto l’anno successivo alla Nazionale di Milano insieme a Bocche della Schelda e Ritratto. A Brera nel 1882 espone Martire cristiana, Capocroce meridionale del Duomo di Milano, Bocche della Schelda, Il cortile del Palazzo Marino, Antisala del Museo Poldi Pezzoli, opere con cui partecipa nel 1883 alla Esposizione Nazionale di Roma insieme a Campagnuola lombarda. Nello stesso anno è a Brera con Dal vero, Ritratto e Città S. Angelo mentre alla Nazionale di Torino ripresenta ancora una volta Martire cristiana insieme al paesaggio Verso sera (riviera di Levante). Nel 1886 espone a Brera Un’autopsia, proposto l’anno dopo alla Nazionale di Venezia con il titolo Sezione cadaverica; è ancora a Brera nel 1887 con Viole mammole, La polenta, Per la veglia e Ida e nel 1888 con Intelligenti, Meditazioni e Chirurgia domestica.

Come il fratello Ferruccio, fa parte della Famiglia Artistica e, negli stessi anni, prende parte anche alle rassegne annuali indette dalla Società Permanente, fondata nel 1886: in questo ambito intrattiene molteplici relazioni amicali con colleghi tra cui i pittori Gerolamo Induno, Mosè Bianchi, Vittore Grubicy e lo scrittore Emilio De Marchi del quale diventa intimo. Nel 1891 sposa la pittrice Claudia Gilardelli (1864-1905), in arte “Aurora”, nipote dello scrittore, poeta e pittore Emilio Praga, da cui ha la figlia Aurora (1896-1950); dopo la morte precoce della moglie si unisce in seconde nozze con Anna Schindler, di estrazione alto borghese e della quale esegue i ritratti a pendant dei genitori, oggi presso le Civiche Raccolte d’Arte di Busto Arsizio.

Negli anni Novanta dell’Ottocento prende parte alle Triennali di Brera con una serie di composizioni di genere: L’interrogatorio e La lezione (1891), Un consulto, In chiesa, Fra due fuochi e Ciao, Intuonano i grilli e Ubertosa (1897), (pastello), Vita semplice e Immagini evanescenti, quest’ultimo oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Milano (1900).

Crespi opera anche come ritrattista, realizzando molteplici immagini gratulatorie per le quadrerie dei benefattori di alcune istituzioni ospedaliere e assistenziali milanesi, tra cui le effigi di Domenico Cardone (1883) per l’Orfanotrofio Femminile, Teresa Miramonti (1883), Francesco Locatelli (1895) per l’Ospedale Maggiore, Faustina Foglieni Brocca (1893) per la Congregazione di Carità (oggi all’ASP Golgi-Redaelli), Francesco Locatelli (1896) per l’Istituto dei Ciechi. Realizza inoltre alcuni ritratti di celebrità del tempo – Umberto I, Margherita di Savoia, Hayez, Manzoni, Carducci – utilizzando la tecnica dell’acquaforte.

Nel 1897 partecipa al concorso per il progetto della nuova facciata del Duomo di Milano classificandosi al quinto posto; negli anni successivi si ritira progressivamente dalla scena espositiva: alla Nazionale di Milano del 1906 presenta Dolore, il disperso pannello di destra del trittico Le voci della vita, la sua opera forse più ambiziosa, e che lascia incompleta portando a termine solo la tela centrale, intitolata La vita, oggi conservato presso le Civiche Raccolte d’Arte di Busto Arsizio.

Enrico Crespi Muore a Milano il 7 marzo 1929.

(testo di Sergio Rebora)