Mauro Conconi (1815 – 1860)

Mauro Conconi nasce a Milano il 7 dicembre 1815 da Luigi e da Maria Ferrario. Nel 1832 si iscrive ai corsi dell’Accademia di Brera frequentando la Scuola di pittura di Luigi Sabatelli e specializzandosi in seguito con il pittore Carlo Bellosio, a sua volta allievo di Pelagio Palagi. Nel 1837 collabora con i due artisti alla decorazione ad affresco delle residenze sabaude di Pollenzo e di Racconigi su commissione di Carlo Alberto e in seguito a Vanzago nel palazzo rinnovato dal conte Giulio Calderara (1840) e nell’Armeria Reale di Torino (1842). Altri interventi sono segnalati a Barzanò, Galliano (ora frazione di Cantù), Origgio, nella cattedrale di Vigevano, nella villa Cusani Tittoni Traversi a Desio (1850 circa) e nella perduta chiesa di Santa Maria di Loreto a Milano.

Nel 1840 consegue il premio ai grandi concorsi con Achille riceve le armi dalla madre Teti, ora nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia, mentre al 1841 risale San Vincenzo De Paoli in atto di presentare gli esposti bambini alle dame parigine, conservato presso la Pinacoteca nazionale di Bologna. Esordisce alle esposizioni indette dall’Accademia di Brera nel 1842 con Ritratto di donna a mezza figura, Ritratto di uomo, Un’Odalisca, Due ritratti di fanciulli, figure intiere e La condanna di Parisina. Presenta poi alle rassegne successive la pala raffigurante L’educazione della vergine con Sant’Anna per la chiesa parrocchiale di Malnate, Lord Byron (1845), La prima predica di San Pietro a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste, La conversione di San Paolo, Una lezione al cembalo, Due ritratti, mezza figura, Un brindisi, Un montanaro e Un pellegrino di commissione di Gerolamo Lombardi (1846), Venere accompagnata dalle Grazie e da Amore di commissione del duca Uberto Visconti di Modrone, Una danza e sacrificio per il dio Vertunno, Due ritratti, mezza figura, Ubaldo e Carlo che rifiutano gli inviti e i vezzi bugiardi delle seducenti donne per incanto di Armida (canto XV) di commissione Santus, L’origine dello stemma Visconti (1847). Quest’ultima è da considerare la versione a tela ora appartenente alla Galleria d’Arte Moderna di Milano preparatoria alla medaglia ad affresco dipinta da Conconi nel palazzo Visconti di Modrone nello stesso 1847 e ora non più esistente.

Nel decennio successivo espone ancora a Brera Le bagnanti sorprese, Il prigioniero di Chillon tratto da Byron, Ritratto di donna, mezza figura, Ritratto d’uomo, mezza figura, Ritratto d’una fanciulla, Margherita Pusterla visitata nel carcere da frate Buonvicino di commissione del dottor Carlo Prinetti (1850), Ritratto, mezza figura (1851), Ritratto di commissione di Giovanni Juva, Ritratto di una ragazzina di commissione della contessa Antonietta Tarsis Basilico (1852), Harem persiano di commissione del possidente Felice De Vecchi, Il giovine Cristoforo Colombo che volge in mente i primi progetti sulla scoperta di nuove terre di commissione dell’ingegner Giuseppe Marozzi di Pavia, Mezza figura di donna rappresentante l’ultima ricchezza di commissione di Filippo De Bernardi, Una scena del romanzo Nicolò de’ Lapi tratto da D’Azeglio (1853), Ritratto, mezza figura di commissione della contessa Antonietta Tarsis Basilico, Due ritratti, Galileo Galilei che, mentre ancor giovane teneva la cattedra di Matematica all’Università di Pisa, scopre la legge del moto dei pendoli dalla oscillazione della grande lumiera esistente nella cattedrale, e tuttavia ivi conservata (1855), Camoens che si salva dal naufragio, stringendo al seno il suo poema, Mezza figura d’uomo. Ritratto di un defunto di commissione di Giuseppe Tornaghi, vice direttore della Contabilità di Stato, Donna (1856).

Nel 1854 esegue ad affresco L’Assunzione della Vergine nella volta dell’abside della cattedrale di Lodi, sostituita nel 1962 da un mosaico su progetto del pittore Aligi Sassu; nel 1857 riceve la commissione del nuovo sipario del Teatro alla Scala, commissione poi revocata (due modelletti appartengono rispettivamente al Museo Teatrale alla Scala e alla Galleria d’Arte Moderna di Milano) e negli stessi anni realizza i cartoni per le vetrate eseguite da Pietro Bagatti Valsecchi con Episodi della vita di San Carlo Borromeo per la chiesa omonima milanese (ora distrutte) e con il martirio di Santa Tecla per la facciata del Duomo di Milano.

Conconi partecipa ancora alle esposizioni di Brera presentando Cristoforo Colombo, dalle sponde del mare ligure, guardando il tuffarsi del sole tra le onde, presente l’esistenza di nuove terre, ed in lui si risveglia il desiderio di tentare la scoperta di proprietà Marozzi, Gesù Cristo che benedice i fanciulli e L’ingresso di Gesù Cristo in Gerusalemme di commissione di Filippo De Bernardi (1859).

Opera anche come ritrattista, portando a termine le effigi a olio su tela di Carlo Bellosio (1850 circa) e di Giovanni Juva (1852), entrambe conservate presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano, e quelle di Giovanni Battista Puricelli Guerra, una a figura intera per l’Ospedale Maggiore (1857) e l’altra a mezza figura destinata all’Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano e ora conservata presso l’ASP Golgi-Redaelli (1857 circa)

Celibe, Mauro Conconi muore a Milano il 14 maggio 1860.

(testo di Sergio Rebora)