Giuseppe Bertini (1825 – 1898)

Giuseppe Bertini (Milano illustrata, 1903, p. 208)

Giuseppe Bertini nasce a Milano l’11 dicembre 1825 da Giovanni Battista (1799-1849) e da Teresa Zetta. Nel 1829 il padre fonda insieme a Luigi Brenta una ditta di vetri artistici istoriati per finestre nell’ambito della quale collaboreranno anche i figli Giuseppe, Pompeo (1829-1899) e Achille.

Dal 1838 studia presso l’Accademia di Brera sotto la guida di Luigi Sabatelli e Giuseppe Bisi, conseguendo il premio al concorso per la Fondazione Girotti per le arti industriali istituito presso l’Accademia di Brera nel 1844 con la vetrata a fuoco Il riposo in Egitto, con fondo di paese e ghirlanda di fiori che ne forma il contorno. Nel 1845 riceve il premio di pittura ai Grandi Concorsi di prima classe con la composizione storica dal titolo Dante, peregrinando, entra nel convento de’monaci Agostiniani eremiti di Corvo in Lunigiana o L’incontro di Dante e frate Ilario oggi conservata all’Accademia di Brera; successivamente effettua un soggiorno di studio a Roma insieme al collega e amico Eleuterio Pagliano – con cui condividerà anche lo studio per un breve periodo  – e, una volta tornato a Milano nel 1848, dopo le Cinque Giornate dona la medaglia ottenuta nel 1844 al Comitato di Governo. Partecipa alle esposizioni di Brera con Amore e fedeltà (1846), Un giuoco fanciullesco (1847), Un putto e cinque ritratti (1850).

Dopo la morte del padre subentra alla direzione della ditta che assume la ragione sociale Fratelli Bertini e invia la vetrata Il trionfo di Dante, ora alla Pinacoteca Ambrosiana, alla Esposizione Universale di Londra (1851), riproducendola in formato ridotto per il Gabinetto Bisentino allestito insieme al pittore Luigi Scrosati e all’ebanista e bronzista Giuseppe Speluzzi nella casa-museo del collezionista d’arte Gian Giacomo Poldi Pezzoli di cui il pittore diventa amico e consigliere negli acquisti e nell’ordinamento. Negli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento la ditta esegue vetrate istoriate tra le altre per il duomo di Como (1850-1863), quello di Milano (1852-1859), la cattedrale di Lucca (1856), la  basilica di San Petronio a Bologna (1860-1861), la chiesa di Aquisgrana (opera ripetuta per il Museo di South Kensington di Londra, 1862), la cattedrale di Glasgow (1863), la chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma (1864), la basilica di San Vittore a Varese e per altri edifici di culto e privati, come i palazzi Poldi Pezzoli, Mylius e Busca Serbelloni a Milano. In quest’ultimo affresca una sala al pianterreno. Oratorio di San Clemente a Villa Geno a Como affreschi insieme a Pagliano.

In questi anni per la quadreria dell’Ospedale Maggiore di Milano esegue i ritratti dei benefattori Giovanni Brioschi (1855) e Giuseppe Calcaterra (1857). Nel 1855 partecipa alla Esposizione Universale di Parigi con il dipinto di soggetto storico letterario Parisina. Eseguito l’anno prima per il conte Cesare Giulini e successivamente presenta a Brera Ritratto di giovane dama, di commissione di Tomaso Soranzo, Riposo campestre, già proprietà di Ulisse Borzino e ora alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, Il ritorno di Lucia e Renzo dopo gli sponsali di commissione barone Ferrante Frigerio (1857); Ofelia, nel momento in cui vaneggia fuori di senno, figura intiera, di commissione del nobile Alessandro Negroni Prato, Donna. Ritratto, figura intera, Una Vergine Maria col divin fanciullo, mezza figura, Effige di S. M. il re Vittorio Emanuele II. Figura intiera (1859).

Nel 1860 Bertini viene nominato titolare della nuova Scuola di pittura istituita dall’Accademia di Brera a fianco di quella diretta da Francesco Hayez e dopo il 1862 entra a far parte della Sezione Artistica della Consulta permanente del Museo Patrio insieme ad Antonio Caimi, segretario dell’Accademia, e all’architetto Giovanni Brocca. Nel 1863 esegue la pala con Il transito di San Giuseppe per la chiesa di Santa Maria Assunta a Paderno d’Adda, su commissione dei coniugi Robecchi; nel 1865 porta a termine la commissione della grande tela raffigurante Il Tasso presentato al duca Emanuele Filiberto di Savoia da Filippo d’Este destinata a ornare lo scalone di Palazzo Reale a Torino insieme ad altri quattro dipinti, opera di Enrico Gamba, Andrea Gastaldi e Gaetano Ferri e l’anno successivo dipinge il ritratto di Vittorio Emanuele II a figura intera per la sala attigua al Padiglione Reale della Stazione Centrale di Milano. Tra il 1868 e il 1869 realizza la decorazione ad affresco dell’interno della nuova chiesa di San Spiridione a Trieste, progettata dall’architetto Carlo Maciachini, ultimando anche le decorazioni esterne nei primi anni Ottanta dell’Ottocento. Nel 1869 espone a Brera Il primo incontro di Dante con Beatrice, di commissione di Emilio Conti, Ritratto d’uomo a mezza figura, Ritratto di due fanciullette; quadro di genere; mezza figura, di commissione di Ulisse Borzino e ora alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, Leonardo da Vinci dipinge il ritratto della duchessa Beatrice d’Este (1869), già proprietà Gavazzi. Nel 1870 esegue l’effigie a olio di Margherita di Savoia, per le nozze della quale due anni prima aveva progettato e decorato insieme a Speluzzi il piccolo scrittorio donato alla principessa per le sue nozze con Umberto.

Nello stesso anno presenta a Brera tre ritratti a mezza figura, tra cui quello di Alessandro Finzi, ora alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, che ottiene il premio Principe Umberto; l’anno successivo espone ben nove ritratti, commissionati dal nobile Giovanni Battista Cagnola, dal conte Pietro Cicogna, dal conte Luigi Greppi, dal marchese Apollinare Rocca Saporiti della Sforzesca, dalla contessa Angiola Greppi, dal marchese Gian Giacomo Trivulzio, dal senatore Carlo D’Adda, da Giovanni Macchi. Su incarico dell’imprenditore tessile Andrea Ponti intraprende la decorazione della sua villa di Biumo Superiore presso Varese progettata dall’architetto Giuseppe Balzaretto affrescando La scienza che scopre la verità sulla volta della sala da ballo (1870-1871) nella quale in seguito colloca alle pareti le grandi tele raffiguranti Volta, all’istituto di Francia, mostra la Pila al primo Console Napoleone Bonaparte (di cui dipinge una versione in piccole dimensioni ora al Tempio Voltiano di Como) e Guido d’Arezzo, in presenza del Pontefice Giovanni XIX, fa eseguire le note musicali da lui trovate (1878). In collaborazione con Raffaele Casnedi dipinge il sipario del Teatro alla Scala raffigurante Il carro di Tespi, affrescando poi sulla volta del Teatro Manzoni l’allegoria dell’Arte Drammatica (1872) insieme a Luigi ed Emilio Cavenaghi.

Nel 1878 presenta a Brera una serie di ritratti di commissione del conte Emilio Borromeo, del nobile Gerolamo Padulli, del marchese Gian Giacomo Trivulzio, della marchesa Cristina Stampa di Soncino Morosini, del marchese Vitaliano D’Adda, di Geromina Brianzi Arrigoni, di Carlo Galbiati, di Teresa Kramer Berra, del cavalier Cavajani e inoltre i ritratti di Giuseppe Balzaretto commissionato da Gian Giacomo Poldi Pezzoli e quello di Antonio Caimi donato da Bertini stesso all’Accademia di Brera. Nello stesso anno porta a termine la pala raffigurante l’Assunzione della Vergine per la chiesa di Sant’Antonio Abate a Valmadrera.

All’inizio degli anni Ottanta dell’Ottocento risale la decorazione ad affresco di una sala del nuovo palazzo di Ernesto Turati progettato dall’ingegner Enrico Combi; nel 1880 Bertini viene nominato direttore del Museo Poldi Pezzoli e due anni dopo diventa anche direttore della Pinacoteca di Brera di cui promuove il riordino. Partecipa all’Esposizione Nazionale Milano del 1881 con otto ritratti di commissione di Giuseppina Negroni Prato Morosini, di Giulia Fortis Marocco, di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, di Giulia Turati Manasse, del marchese Giorgio Casati, del nobile Carlo D’Adda, di Giuseppe Conti, e del signor Sparks. Anche negli anni successivi porta a termine molteplici ritratti, tra cui quelli di Virginia Ponti Pigna presentato alla prima mostra della Società Permanente (1886), del conte Francesco Sebregondi, segretario dell’Accademia, donato dallo stesso Bertini a Brera (1888) e della regina Margherita vestita del costume tradizionale di Gressoney. Per la quadreria dell’Ospedale Maggiore esegue ancora le effigi di Giuseppe Pastori (1886), Luca Monti (1886), Alfonso Maria Visconti (1888) e per la Congregazione di Carità di Milano quella di Giovanni Battista Polli (1886), ora all’ASP Golgi-Redaelli.

Alla seconda Triennale di Milano del 1894 espone Il pittore Francesco Guardi vende i suoi quadretti in piazza San Marco, già appartenente all’imprenditore Francesco Ponti e ora alla Galleria d’Arte Moderna di Milano. La Madonna col Bambino destinata alla Mostra di Arte Sacra di Torino del 1898 e il ritratto di Camilla Gabba Cavezzali oggi al Museo Poldi Pezzoli devono essere considerate le sue ultime opere.

Giuseppe Bertini muore a Milano il 24 novembre 1898.

(testo di Sergio Rebora)