Giuseppe Amisani (1881 – 1941)

Giuseppe Amisani nasce a Mede Lomellina il 7 dicembre 1881 da Giovanni, di professione tabaccaio, e da Marianna Gorea. Nel 1895, dopo avere abbandonato studi tecnici intrapresi a Pavia, si trasferisce a Milano presso lo scultore Ferdinando Bialetti, suo compaesano, e si iscrive ai corsi dell’Accademia di Brera dove studia sotto la guida di Vespasiano Bignami e Cesare Tallone. Nel 1899-1900 frequenta la Scuola del nudo e, dopo un intervallo di assenza, nel 1901-1902 la Scuola speciale di pittura, presentandosi al concorso di fondazione Gavazzi del 1900 con il dipinto Cleopatra lussuriosa, che ottiene il primo premio ex aequo con Ambrogio Alciati, tuttavia non confermatogli dal Consiglio Accademico. In questi anni si dedica alla decorazione ad affresco di alcuni edifici di culto nel territorio della Lomellina tra cui la chiesa della Confraternita a Candia e la chiesa di San Giovanni Battista alla Trinità a Mede.

Esordisce alle esposizioni pubbliche con Autoritratto alla Società Permanente nel 1903 partecipando poi alla Nazionale di Milano del 1906 con Il silenzio e Ritratto; nel 1907 opera presso un piccolo studio ad Alessandria, dove esegue il ritratto di Luigia Borsalino Bellandi che gli procura numerose commissioni private. Nel 1908 a Brera consegue il premio della fondazione Mylius con L’eroe mentre alla Biennale di Brera del 1910 espone Alcova tragica e Nuda; nel 1911 realizza il ritratto dell’ebanista Carlo Zen e quello del garibaldino Giovanni Cova, poi pervenuto all’Ospedale Maggiore di Milano. Dopo avere effettuato un viaggio di studio e lavoro a Parigi, nel 1912 tenta senza successo il concorso di fondazione Canonica a Brera con Danza Apache (oggi conservato presso la Civica galleria Giannoni di Novara) e vince il premio Fumagalli per la figura con il ritratto dell’attrice Lyda Borelli, diva del cinema muto, che nello stesso anno espone alla Biennale braidense insieme ad Autoritratto. Tra il 1912 e il 1913, utilizzando il denaro ricevuto insieme al premio, viaggia tra l’Argentina e il Brasile dove realizza numerosi ritratti su commissione.

Amisani prende parte come soldato alla prima guerra mondiale; prosegue inoltre la sua attività espositiva con Nuda alla Biennale di Brera del 1914 Grigio perla e Ritratto di signora a quella del 1918, La toilette (ora alla Galleria d’Arte Moderna di Milano) e Santa Teresa a quella del 1920, anno in cui dipinge anche il ritratto di Maria Melato (ora ai Musei Civici di Monza). Nello stesso 1920 la sua composizione Ultime rose, esposta alla Biennale di Venezia, viene venduta per 8000 lire al collezionista francese Dubois; in quegli anni attraverso l’amicizia con il collega Carlo Fornara si avvicina alla pittura di paesaggio, genere che da quel momento in poi frequenterà assiduamente e di cui presenta al pubblico alcuni esempi in occasione della rassegna personale tenuta insieme allo scultore Eugenio Pellini alla Galleria Pesaro di Milano nel 1923. L’anno successivo consegue il premio Città di Pavia con un ritratto di Giosuè Carducci riprodotto e divulgato in versione di cartolina postale. Nel 1925 viene invitato in Egitto presso la corte di re Fuad per eseguire decorazioni nel nuovo palazzo reale di Ras-el-Tin e in quella circostanza realizza anche numerosi ritratti tra cui quello del principe Faruk dove esegue paesaggi, scene di genere e ritratti su commissione; in seguito visita e dipinge anche la Libia e l’Algeria.

Nel 1927 Amisani organizza una personale alla Arlington Gallery di Londra, città in cui ritornerà parecchie volte per portare a termine commissioni di ritratti e allestire altre mostre; negli anni Trenta del Novecento effettua viaggi in Olanda e Spagna, frequentando regolarmente la Riviera ligure di Levante e in particolare Portofino.

Su commissione di alcune tra le principali istituzioni ospedaliere e assistenziali lombarde esegue numerosi ritratti di benefattori: Felice Fossati e Antonietta Bellani Fossati (1920) per l’Ospedale San Gerardo di Monza (oggi ASST di Monza), Carlo Rizzi (1920-1921), Francesco Mira (1922), Eriberto Casati di Spino e Nosadello (1923-1925), Tommaso Bertarelli (1924), Ambrogio Bertarelli (1928-1929), Emilio Pagani (1933-1934), Luigi Redaelli ed Elvira Grisetti Redaelli (1933-1934), Rachele Biffi Hajech (1935), Bassano Grassi (1936-1937), Michele Bernocchi (1937), Alfonso Agnoletto (1938), Davide Lanfranconi (1941) per l’Ospedale Maggiore di Milano (oggi Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Ca’ Granda Policlinico), Francesco Mira (1922 circa) per l’Ospedale San Matteo di Pavia (oggi ASST di Pavia), Enrico Bertarelli (1930) e Martino Bertarelli (1936 circa) e per l’Istituto dei Ciechi di Milano, Emanuele Greppi (1934) per la Congregazione di Carità di Milano (oggi ASP Golgi-Redaelli), Emilio Pagani (1934) per l’Orfanotrofio Maschile di Milano (oggi ASP Istituti Milanesi Martinitt e Stelline), Silvio Macchi ed Emma Zonda Macchi (1935) per l’Ospedale di Circolo di Varese (oggi ASST dei Sette Laghi).

Muore a Portofino l’8 settembre 1941.

(testo di Sergio Rebora)