Edoardo Crespi (1849 – 1910)

Giacomo Campi, Ritratto di Edoardo Crespi, 1914
Alessandro Laforet, Monumento a Edoardo Crespi, 1911

Edoardo Crespi nacque a Milano da Carlo e Servilia Pozzi il 3 ottobre 1849. La sua infanzia fu serena e la sua vita professionale fortunata: ottenuto il diploma di ragioniere si associò presto ad un commerciante di pellicce. Dopo qualche anno di attività si ritirò dall’azienda con un cospicuo capitale che gli avrebbe consentito di vivere in agiatezza. Nonostante la giovane età il Crespi continuò a condurre una vita semplice e riservata dedicando gran parte del suo tempo al gioco degli scacchi. Vestiva in modo dimesso e veniva descritto come un uomo “buono, onesto fino allo scrupolo” ma con una personalità complessa: schivo, riservato, testardo e taciturno, e contemporaneamente tollerante, generoso ed espansivo.
Dagli inizi degli anni Settanta aveva iniziato a frequentare il Caffè del Leone, in corso Vittorio Emanuele 36, ritrovo dei dilettanti scacchisti milanesi e, nel 1881, anno dell’Esposizione Nazionale e del terzo torneo nazionale di scacchi di Milano, fondò, con Alessandro Castelbarco, Pompeo Castelfranco ed altri appassionati, il circolo scacchistico milanese – denominato “Aurea Simplicitas” – del quale, durante i primi sei anni, ricoprì la carica di consigliere. Sin dalle origini i nomi della cultura milanese che aderirono all’iniziativa furono numerosi, quali Arrigo Boito, Virgilio Inama, Arnaldo Cipollini ed il senatore Mangiagalli.
Nel 1893 divenne presidente del circolo stesso, e lo riorganizzò trasformandolo nella Società Scacchistica Milanese, dotandolo di statuto (approvato e reso pubblico il 7 aprile 1908), con la distribuzione di tessere di iscrizione e di azioni, ed ottenendo che le cariche sociali dovessero essere avallate dall’assemblea dei soci. Si dedicò inoltre alla fondazione dell’U.S.I., l’Unione Scacchistica Italiana.
A soli trent’anni Edoardo Crespi era già considerato uno dei più forti giocatori italiani: nel 1879 aveva vinto il secondo premio nel torneo sociale di Milano, nel III torneo nazionale del 1881 giunse quarto e nel 1885, vincendo venti partite di fila, divenne campione di Lombardia. Viaggiò molto ed ebbe occasione di incontrare i più forti giocatori inglesi e francesi e soprattutto tedeschi, ottenendo la parità con il maestro Bardeleben e vincendo, nel 1898 a Colonia, contro il maestro Gutmayer. Grazie a questi risultati la rivista “Vossische Zeitung” lo definì “Italianer Schachmeister”. Ma il suo carattere emotivo e nervoso gli impedì di vincere nei tornei nazionali, e solo a Venezia, nel 1901, ottenne un secondo posto. Da abile teorico, infine, ideò un attacco contro la difesa francese, che fu appunto battezzato “attacco Crespi”, usato nel 1881 contro Cavallotti e Dalla Rosa; strategia che tuttavia non gli fu mai riconosciuta, ma anzi fu attribuita a Fritz che la aveva usata ben due anni dopo a Norimberga contro Mason.
Morì celibe a Milano il 15 marzo 1910. Fu la polizia, chiamata dagli amici scacchisti che lo avevano atteso al circolo per l’intera giornata, ad abbattere l’uscio della sua casa in via Berchet n. 2.
Oltre a numerosi legati, tra cui 10.000 lire al Patronato dei liberati dal carcere, 300 lire alla Congregazione di Carità di Barzanò e alla parrocchia locale, con testamento olografo 27 agosto 1903 – pubblicato con atto 17 marzo 1910 a rogito del notaio Marco Odescalchi di S. Giuliano Milanese – il Crespi lasciò 45.000 lire alla Biblioteca Nazionale Braidense, da impiegarsi nella istituzione di una piccola biblioteca scacchistica a lui intitolata; un versamento di 300 lire annue da versarsi alla Società Scacchistica Milanese quale contributo a tornei sociali e 3.000 lire ogni quattro anni dalla sua morte per i tornei nazionali, uno magistrale ed uno minore. Istituì inoltre suo erede universale il Comune di Milano e dispose l’erezione di una fondazione per la distribuzione gratuita di minestre ai poveri della città. Il Comune di Milano, con deliberazione 14 giugno 1910, rinunciò alla successione in favore della Congregazione di Carità, istituzione ritenuta più adatta ad assolvere la volontà espressa dal benefattore. Il patrimonio, che ascendeva a lire 195.145,21 non era sufficiente tuttavia a costituire una fondazione speciale. La Congregazione decise allora di concentrarlo in quello dei Luoghi Pii Elemosinieri, istituendo una particolare erogazione intestata al nome dei genitori del benefattore, Carlo Crespi e Servilia Pozzi.

(da Il tesoro dei poveri, pp. 268-270, testo di Antonio Maria Orecchia)