Angelo Biancini (1911 – 1988)

Angelo Biancini nasce a Castel Bolognese il 24 aprile 1911. Formatosi giovanissimo come ebanista, dal 1929 frequenta l’istituto d’Arte di Firenze dove studia sotto la guida dello scultore Libero Andreotti; apre uno studio in proprio e nel 1934 ottiene la licenza di maestro d’arte in scultura decorativa d’arte del legno. Nello stesso anno vince i Littoriali dell’Arte di Roma con La lupa ed espone alla Biennale di Venezia il bronzo La Luzcha mentre nel 1935 partecipa alla Quadriennale Romana ed esegue l’Atleta vittorioso per il Foro Mussolini (oggi Stadio dei Marmi).

L’anno successivo realizza la Vittoria alata per il monumento ai Caduti di Lavezzola ed espone alla VI Triennale di Milano; nel 1937 porta a termine due gruppi plastici per il Ponte della Vittoria a Verona e ottiene la medaglia d’oro per l’arte plastica all’Esposizione Internazionale di Parigi. Tra il 1937 e il 1940 opera per la Società Ceramica Italiana di Laveno collaborando con Guido Andlowitz nella formazione dei ceramisti vincendo il gran premio per le ceramiche artistiche alla Triennale di Milano del 1940 con i gruppi in grès ceramico smaltato in azzurro Diana e Atteone e Orfeo con animali (Capra e Elefante), oggi appartenenti all’ASP Golgi-Redaelli, mentre alla Quadriennale Romana del 1943 vince il premio nazionale. Dal 1942 insegna all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza succedendo poi a Domenico Rambelli nella cattedra di scultura e nel secondo dopoguerra prende parte a molteplici mostre personali (Milano, Galleria Cairola, 1948; Milano, Galleria San Fedele, 1956) e collettive, tra cui si ricordano la Sociale della Permanente (1961) dove vince il premio Bagutta per la scultura, la Internazionale di Arte Sacra di Trieste (1961) in cui il suo San Giovanni nel deserto viene premiato, la Internazionale del bronzetto di Padova (1963).

Realizza i monumenti a Grazia Deledda a Cervia (1956), ad Angelo Celli a Cagli (1958), ad Alfredo Oriani a Casola Valsenio (1963), alla Resistenza ad Alfonsine (1972), a don Giovanni Minzoni ad Argenta (1973). In parallelo esegue l’Angelo annunciante per l’atrio dei nuovi uffici dell’Ospedale Maggiore di Milano (1959), lavori per la facciata della nuova basilica di Nazaret progettata dall’architetto Giovanni Muzio (1959), per il Tempio dei Martiri Canadesi a Roma (1961), per la chiesa del Cuore Immacolato di Maria e di Sant’Ilario a Rovigo (1967), per l’altare dei SS. Medici nella chiesa di San Domenico a Monopoli (1978) e, ancora, per la chiesa dell’Autostrada del Sole allo svincolo di Firenze progettata da Giovanni Michelucci, per l’Hospitium di Camaldoli e per la sede della FAO a Roma.

Muore a Castel Bolognese il 3 gennaio 1988.

(testo di Sergio Rebora)