Antonio Moretti (1881 – 1965)

Antonio Giovanni Carlo Moretti nasce a Milano il 23 giugno 1881 da Alfonso, artigiano cesellatore, e da Adele Caccianiga. A causa delle disagiate condizioni economiche della famiglia dopo la scuola elementare si impiega come cromolitografo e nel 1908 sposa Maria Cornelia Giuseppa Pellegrini da cui ha la figlia Adele. Durante la Prima guerra mondiale è richiamato alle armi; negli stessi anni inizia a dedicarsi alla pittura da autodidatta, partecipando alla Mostra dell’autoritratto indetta dalla Famiglia Artistica Milanese nel 1916.

Nel 1920 si separa dalla moglie e abbandona il lavoro per intraprendere a tempo pieno la carriera di pittore: dal 1915 fino al 1940 prende parte alle esposizioni collettive della Società Permanente, di cui diventa socio, soprattutto con paesaggi e vedute di Milano, ma anche con studi di figura e nature morte. Organizza anche alcune mostre personali a Milano: all’Ex Palazzo Edison insieme ai colleghi Alfredo Scocchera, Antonio Lo Presti e Sirio Terrabuio Magni (1925), alla Galleria Bardi (1929) e alla Galleria Scopinich (1933), occasioni in cui le sue opere riscuotono un buon successo di vendita, entrando anche a far parte delle collezioni del Comune di Milano ma anche dell’editore Angelo Rizzoli e dell’imprenditore Antonio Feltrinelli.

In questo periodo porta a termine anche alcuni ritratti su commissione destinati alle quadrerie dei benefattori di tre enti assistenziali e sanitari ambrosiani: quelli di Giuseppe Merlo (oggi perduto) e di Cristoforo Pinto per la Congregazione di Carità, oggi ASP Golgi-Redaelli (entrambi 1924), di Edgardo Balmelli per l’Ospedale Maggiore, oggi IRCCS Ospedale Maggiore Ca’ Granda Policlinico e di Camilla Castelli Sormani per l’Istituto dei Ciechi (1935).

Nel 1937 si trasferisce a Sanremo insieme alla nuova compagna di vita, Letizia Utili; nel 1954 si stabilisce definitivamente a Roma, dove partecipa alla VII Quadriennale (1955) e al Palazzo delle Esposizioni (1956). Trascorre gli ultimi anni di vita nell’indigenza, sostenuto dai sussidi erogati dalla Fondazione Antonio Durini e muore nella capitale nel dicembre del 1965.

(testo di Sergio Rebora)