Bartolomeo Giuliano (1825 – 1909)

Bartolomeo Giuliano (Milano illustrata, 1903, p. 254, fot. Guigoni e Rossi)

Bartolomeo Giuliano nasce a Susa il 15 agosto 1825; nel 1832 si stabilisce con la famiglia a Torino (il padre svolge la professione di medico) dove frequenta i corsi dell’Accademia Albertina sotto la guida di Giovanni Battista Biscarra e Carlo Arienti, specializzandosi a Firenze. Dal 1846 partecipa alle esposizioni indette dalla Società Promotrice di Torino con paesaggi (alle rassegne del 1853 e del 1854) e soprattutto composizioni di soggetto storico e letterario ispirati dalle istanze romantiche: Esuli italiani che piangono la patria perduta (1851), Una vittima del feudalesimo (1855), Lamberto e Pandolfo Polentani condannati dal fratello a morire in carcere (1856) – questi ultimi entrambi acquistati dalla Promotrice stessa – Provenzano Salvani domanda l’elemosina per il riscatto del suo amico (1858), Fra’ Dolcino e Margherita condotti al supplizio (1859), La Pia de’ Tolomei (1860), Parisina (1861) acquistata dal Municipio di Torino, Ofelia (1862), Addio di Ugo a Parisina (1863), acquistato da Vittorio Emanuele II, Faust e Margherita (1864) e Passaggio travaglioso per Susa dell’Imperatore Federico Barbarossa (1865) ora alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.

Nel 1857 Giuliano viene nominato assistente alla cattedra di disegno di figura dell’Albertina diretta da Enrico Gamba e insegnante di disegno presso l’Accademia militare; nel 1861, dopo essersi unito in matrimonio l’anno precedente con la pittrice Federica Gervasoni (1838-1915) – dalla quale ha i figli Nicolò e Giulia – si trasferisce con la sua nuova famiglia a Milano, al seguito del suocero Nicolò Gervasoni, avvocato e importante funzionario pubblico. Qui, grazie all’appoggio di Massimo d’Azeglio, presidente dell’Accademia di Brera, ottiene la nomina di primo insegnante aggiunto alla cattedra di disegno di figura, istituita nel 1860 e retta da Raffaele Casnedi. Tra il 1866 e il 1867 esegue gli affreschi raffiguranti le allegorie dell’Asia e dell’Industria per le lunette della nuova Galleria Vittorio Emanuele, poi sostituiti da mosaici, alla cui decorazione lavorano anche Eleuterio Pagliano, Raffaele Casnedi e Angelo Pietrasanta. Tra le sue realizzazioni pubbliche si ricordano i ritratti gratulatori dei benefattori Celestina Clerici (1871) e Antonio Gavazzi (1886), rispettivamente per l’Ospedale Maggiore e la Congregazione di Carità di Milano (oggi all’ASP Golgi-Redaelli): su commissione dello stesso Gavazzi esegue anche la sopraporta raffigurante La musica seria (1872).

Dal 1859 Giuliano è presente anche alle rassegne braidensi, dove, nel corsi degli anni, espone la sua produzione pittorica da cavalletto, orientata da quel momento in poi sempre più verso le scene di genere pastorali e contadine, marittime e galanti, queste ultime ambientate tra il Settecento e l’epoca di Napoleone Bonaparte. Tra le opere presentate a Brera si ricordano La lettura del romanzo, La lettura della storia, La spigolistra, Vicinanze di Rivara, Reminiscenze di Viù (1859), Jacopo Foscari, Il mattino (1860), Romanza spagnuola, Veduta nelle vicinanze del Po (1863), La prima neve, Castelli in aria (testa di donna), Paesaggio (1865), Passaggio travaglioso per Susa dell’imperatore Federico Barbarossa (1869), La quiete (1870), La primavera, Idillio (1871), Il primo dono commissionato da Teresa Kramer Berra, La vigilia della festa, Il torrente Frodolfo a S. Caterina (Bormio), Ricordo del lago di Como, L’arrivo degli invitati commissionato a sua volta da Giuseppe Pisa (1876), I portatori di latte – riviera di Genova, La bagnante (1878), Processione in riviera (1879). Risulta ancora partecipe alle rassegne braidensi degli anni 1882, 1883, 1885, 1886, 1888 e, negli stessi anni, anche a quelle indette dalla Società Permanente e dalla Società Patriottica. Giuliano è inoltre presente nel circuito espositivo internazionale: alla Universale di Parigi (1878), alle Nazionali di Torino (1880), Milano (1881) e alle due prime Biennali di Venezia (1895, 1897), alle triennali di Milano (1891, 1894, 1897, 1900) e alla Nazionale di Milano (1906) con Le villi, composizione ora appartenente alle raccolte della Fondazione Cariplo.

Nel 1883 lascia l’insegnamento e risiede per una parte dell’anno a Nervi. Muore a Milano il 12 aprile 1909.

(testo di Sergio Rebora)