Gemma Griffini in Muggiani (1865 – 1941)

Gemma Griffini nacque a Milano nel 1865, in una famiglia borghese politicamente e culturalmente impegnata.
Il padre Ciro (1829-1903) era figlio del veterinario municipale Domenico Griffini, e fratello di  Romolo, celebre medico che fu lungamente direttore del brefotrofio provinciale e propugnatore della chiusura della ruota di Santa Caterina.
La madre Eloisa Puttinati (1826-1903) proveniva invece da una famiglia di artisti: suo nonno Francesco (1775-1848), d’origine veronese, fu un apprezzato medaglista neoclassico e incisore della Zecca di Milano, mentre il padre Alessandro (1801-1872), allievo di Bertel Thorvaldsen, è noto per aver realizzato alcune statue per il Duomo di Milano e un monumento a Carlo Porta ai Giardini di Porta Venezia (distrutto durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale), oltre al primo monumento dedicato a Garibaldi in Italia, inaugurato a Luino nel 1867. A lui si deve anche il Masaniello che incita il popolo alla rivolta (1846), opera carica di connotazioni risorgimentali, nella rappresentazione dell’eroe che si ribella alla dominazione straniera. La stessa Eloisa coltivò sentimenti patriottici, aderendo alla sottoscrizione per la bandiera offerta dalle donne milanesi all’esercito ligure-piemontese nel 1848.
Fu forse questa consonanza d’ideali ad avvicinarla a Ciro Griffini, che fin da giovanissimo aveva aderito alla causa dell’indipendenza italiana: prese infatti parte alle Cinque Giornate di Milano del 1848 e alle Campagne del 1859 e, dopo l’Unità, fu presidente della Società dei veterani lombardi. Succeduto al padre Domenico nell’incarico di veterinario municipale, fu anche direttore del pubblico macello, contribuendo inoltre a fondare la Società medico-veterinaria lombarda, di cui tenne lungamente la presidenza.
Dall’unione di Eloisa e Ciro nacquero tre figli: Domenico (1855-1929), Marco Romolo (1856-1927) e Gemma.

Gemma Griffini sposò l’industriale cotoniero Eugenio Muggiani (1853-1937); dal matrimonio nacquero cinque figli, di cui quattro maschi: Giorgio (1887-1938), pittore e fondatore dell’Internazionale F.C., Arrigo (1889-1973) e Marco (1894-1963), giocatori di basket e dirigenti sportivi, ed Eugenio (1891-1954), che scelse invece di fare l’avvocato e fu, tra l’altro, l’esecutore testamentario di Eleonora Duse. Per l’unica femmina, nata nel 1905, cui diede il nome di Eloisa in onore della madre, rifiutò il battesimo religioso, che volle sostituire con una cerimonia civile affidata all’amica Ada Negri.

Avvicinatasi agli ambienti dell’Unione Femminile, Gemma Muggiani, ne divenne presto esponente di spicco, aderendo anche al Comitato contro la tratta delle bianche, che rappresentò insieme a tutti i comitati italiani al Congresso internazionale di Francoforte del 1902.
In quello stesso anno partecipò pure alla fondazione dell’Asilo Mariuccia – promosso da Ersilia Bronzini Majno, e intitolato alla figlia Maria scomparsa prematuramente nel 1902 – di cui fu più tardi vicepresidente (febbraio 1913 – maggio 1918).

Nel dicembre 1903 venne nominata dal sindaco Giuseppe Mussi consigliera della Congregazione di Carità, allora presieduta dall’avvocato radicale Camillo Rognoni, rappresentando la componente femminile in seno all’istituzione dopo il mandato di Rebecca Berettini Calderini. In questo ruolo, che ricoprì per poco meno di un anno, si occupò principalmente del Ricovero di Mendicità, dell’Istituto Derelitti e della Pia Casa degli Incurabili di Abbiategrasso, presentando svariate proposte per migliorarne il funzionamento. Tra queste, la più significativa riguarda l’istituzione delle “Signore visitatrici” presso il Ricovero di Mendicità, cui era affidato il compito di “assistere moralmente coi loro consigli” le donne che vi erano accolte (Verbale di seduta, 3 marzo 1904) e la scelta delle due prime visitatrici, nelle persone di Adele Polli ved. Bazzoni e dell’assistenzialista e attivista per i diritti delle donne Elisa Noerbel (1864-1937).

Anche dopo la conclusione dell’esperienza in seno alla Congregazione di Carità continuò ad occuparsi di questioni sociali, prediligendo sempre la difesa dei diritti delle donne e dei bambini. Prese infatti parte al Congresso nazionale delle donne italiane, che si svolse a Roma tra il 24 e il 30 aprile 1908, in rappresentanza dell’Unione Femminile, con un intervento sul tema delle casse di assistenza e previdenza della maternità. In tale occasione fu colpita dalla figura e dalle teorie di Maria Montessori, promuovendo l’introduzione del suo metodo a Milano. L’ammirazione per il nuovo sistema educativo era tale da indurla persino ad aprire una Casa dei  bambini denominato “La colonia felice” in cui applicarne le istanze nel giardino della sua abitazione in piazza Michelangelo.
Negli anni successivi avviò un’operosa collaborazione con la Società Umanitaria: fu ispettrice delle case dei bambini e delle scuole elementari rette secondo il metodo Montessori, componente della Commissione esaminatrice dei corsi magistrali e direttrice del corso per insegnanti montessoriane organizzato all’Umanitaria nell’anno scolastico 1919-1920.

Morì a Milano nel 1941.

(testo di Maria Cristina Brunati)