Giuseppe Bianchini (1876 – 1970)

Giuseppe Bianchini nasce a Cremona il 14 febbraio 1876 da Eterledo e Maria Amelia Martinazzi. Dopo la laurea in giurisprudenza conseguita a Pavia si trasferisce a Milano, dove intraprende l’attività di avvocato e acquisisce una posizione professionale di primo piano, specializzandosi nel campo commerciale e amministrativo. Dal matrimonio con Maria Villa avrà i figli Franco e Angiola.

Dal gennaio 1908 è consigliere della Congregazione di Carità, incarico che ricopre fino all’inizio del 1911, quando – dopo essere stato eletto nel Consiglio comunale di Milano – presenta le proprie dimissioni, accolte con vivo rammarico dagli altri consiglieri privati “del suo efficace aiuto nella gestione” dell’Ente.

Durante il suo mandato presso la Congregazione di Carità Bianchini partecipa alle commissioni istituite per modificare l’ordinamento di servizio dell’Ufficio Legale e per valutare l’attività degli Ispettorati di Baliatico; segue alcune cause giuridiche dell’Ente relative alle affrancazioni di legati, s’interessa delle controversie per opere su cavi e rogge di proprietà della Congregazione; a seguito di una sua “dettagliata relazione” sull’Opera pia agricola Lainate il Consiglio delibera la conversione del patrimonio dell’Ente e la riforma dello statuto, che sarà poi approvato nel 1915.

Nel 1914 è eletto consigliere dell’ordine degli avvocati del collegio di Milano, Monza e Busto Arsizio fino al suo ritiro nel 1916 per motivi di salute; due anni dopo, ristabilitosi dalla malattia, gli viene affidato dal Governo lo studio di un progetto per la fondazione di un’associazione fra le banche italiane, che nel 1919 si concretizzerà nella creazione dell’ABI – Associazione Bancaria Italiana, di cui Bianchini sarà direttore generale e successivamente presidente.

In considerazione della carica ricoperta e delle sue riconosciute capacità tecniche, rappresenta l’Italia a numerose conferenze diplomatiche, collabora con importanti organismi internazionali e stabilisce profondi legami con il mondo industriale e produttivo, come testimoniano le numerose cariche, che ricoprirà negli organi consiliari e sindacali di diverse società.

Attivo pubblicista, fin da giovane scrive articoli e saggi prevalentemente giuridico – economici e dal 1921 fonda e dirige la Rivista bancaria, che in breve tempo si afferma come la più autorevole pubblicazione dell’epoca in materia finanziaria e creditizia.

Interessato all’arte e alla cultura, nel 1926 con alcuni imprenditori costituisce un Comitato promotore per la salvaguardia di Villa Carlotta di Tremezzina, che,  riconosciuto ente morale senza scopo di lucro, nomina Bianchini presidente.

Negli anni Trenta, eletto per due legislature deputato in Parlamento, si occupa di finanza ed economia, ricoprendo per due anni (1935-1936) la carica di sottosegretario al Ministero delle Finanze.

Presidente della Triennale di Milano e insignito di numerose onorificenze, nel 1939 è designato Senatore e ottiene con regio decreto il titolo di conte di Lenno.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale non ricoprì più alcuna carica pubblica, pur continuando a ricoprire incarichi in molte società.

Giuseppe Bianchini muore a Milano il 18 marzo 1970.

(testo di Lorenza Barbero)c