Pietro Francesco Prata (1607 – 1677)

Lettera di suor Maria Colomba Prata
Lettera di suor Maria Colomba Prata, monaca a Vigevano, indirizzata al padre Pietro Francesco (Archivio Golgi-Redaelli, Testatori, b. 441)

Pietro Francesco Prata nacque l’11 novembre 1607 da Melchiorre e Caterina Comi: il padre era orefice, come pure era orefice il nonno materno, Pietro Francesco Comi. Melchiorre Prata morì nel 1608, lasciando i due figli, Giovanni Battista (nato nel 1605) e Pietro Francesco, sotto la tutela dello zio, Giorgio Prata (che aveva sposato un’altra figlia di Pietro Francesco Comi, Angela Felice.

Nel 1611 Caterina Comi si risposò con Francesco Vico; i rapporti di Pietro Francesco con lo zio Giorgio (che dal 1606 era vicetesoriere del Luogo pio della Divinità) non dovevano essere molto buoni, dato che il giovane nel 1623 passò sotto la tutela del patrigno e nel 1629 intentò un’azione legale contro Giorgio Prata e contro i cugini, figli dello zio Luigi, richiedendo – e ottenendo poi nel 1632 – che gli fosse consegnato un terzo dell’eredità del nonno paterno, Giovanni Battista.

Giorgio Prata morì di peste nel 1630: nel dicembre di quell’anno il nipote Pietro Francesco venne nominato vicetesoriere della Divinità: presso la Divinità era il vicetesoriere – ossia un dipendente stipendiato – ad avere l’effettivo maneggio del denaro, mentre il tesoriere – che era un deputato che svolgeva l’incarico a titolo gratuito – aveva la funzione di controllo.

Oltre all’incarico di vicetesoriere alla Divinità, che mantenne fino alla morte, Pietro Francesco ricoprì anche altri incarichi: nel 1636 divenne tesoriere del Luogo pio di Santa Caterina presso San Nazaro, fu poi tesoriere dei fratelli Giulio e Gerolamo Dardanoni, ragionato del Ducato dal 1640 al 1646, contrascrittore della tesoreria dell’Ospedale Maggiore dal 1651 al 1655; fra il 1643 e il 1647, rivolgendosi al teatino Francesco Cespedes, residente a Madrid, tentò anche, ma senza successo, di ottenere un posto come segretario soprannumerario alla Cancelleria Segreta.

Nel 1644 Pietro Francesco sposò Margherita Corbelli (1630 circa – 1675), dalla quale ebbe 19 figli: solo sei risultavano viventi alla sua morte, tre maschi, ossia Giovanni Battista (nato nel 1652), Gaetano (nato nel 1657) e Giuseppe (1660-1735) e tre figlie, Felice (nata nel 1646), Barbara (nata nel 1654) e Angela (nata nel 1656, aveva avuto come madrina di battesimo Angela Zanatta): le tre donne erano monache nel monastero dell’Assunta di Vigevano, rispettivamente coi nomi di suor Maria Colomba, suor Francesca Giacinta Margherita e suor Giuseppa Domenica. Pietro Francesco aveva anche una figlia naturale, avuta “prima che io mi collocassi in matrimonio da vidua di garbo”, monaca in Santa Febronia nel 1655.

Dalla documentazione d’archivio emergono due aspetti della personalità di Pietro Francesco: l’intensa religiosità e l’orgoglio famigliare.

Fra le devozioni appaiono particolarmente forti quelle verso i Re Magi e verso i santi teatini. La prima è riconducibile forse ai suoi rapporti col Luogo pio di Santa Caterina in San Nazaro, nella cui cappella era conservato un pregevole rilievo ligneo rappresentante l’Adorazione dei Magi, o anche al ricordo del padre, Melchiorre, che non aveva conosciuto: e cinque dei suoi figli maschi vennero battezzati anche col nome di “Gaspare Melchiorre Baldassarre”. Altro nome ricorrente fra i figli era quello di “Gaetano”, in devozione del fondatore dei teatini, san Gaetano da Thiene: il Prata abitava presso la sede della Divinità, a breve distanza dalla chiesa dei teatini, Sant’Antonio, e proprio in Sant’Antonio farà seppellire i figli, la moglie e infine se stesso, progettando anche la costruzione di un sepolcro che non verrà però realizzato. Una religiosità aperta a ricevere grazie e indulgenze da molte direzioni: iscritto alla Compagnia del Buon Suffragio in San Fedele e alla Compagnia della Cintura in San Marco, Pietro Francesco ottenne ben 16 attestati di “figliolanza spirituale” – con le relative indulgenze, estese anche alla moglie e ai figli – da numerosi monasteri milanesi (oltre che dai teatini anche da domenicani, francescani, serviti, carmelitani, cappuccini, agostiniani, cistercensi).

L’orgoglio famigliare è testimoniato dai documenti raccolti nel fascicoletto di “instrumenti diversi antichi et onorifici di casa Prata” e dai ventisette ritratti di personaggi appartenenti o attribuiti al casato che dall’inventario post mortem sappiamo distribuiti nei vari locali dell’abitazione.

Pietro Francesco Prata morì il 20 ottobre 1677: nel suo testamento del 18 agosto 1656 aveva nominato eredi i figli maschi (obbligandoli a mantenere indivisi i suoi beni – che alla sua morte erano costituiti, oltre che dal podere di Trognano, da numerose case in Milano – fino a che l’ultimo avesse compiuto i 25 anni) ma stabilì che in caso di estinzione della discendenza maschile dovesse subentrare il Luogo pio della Divinità. Ciò avvenne in effetti nel 1735, con la morte dell’ultimo figlio maschio, il sacerdote Giuseppe, dopo che gli altri due maschi, Giovanni Battista (che aveva sposato Angela Clari, figlia del notaio Carlo Federico) e Gaetano (che aveva sposato Costanza Canali) erano morti senza eredi.

 (testo di Lucia Aiello)