Santa Caterina in Santo Stefano (1462 – 1784)

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La fondazione della scuola di Santa Caterina da Siena in Santo Stefano è collocabile al principio del 1462, a pochi mesi dalla chiusura del processo di canonizzazione della santa domenicana, poiché in un documento redatto il 7 agosto di quell’anno gli “scolares et consortium Scole Sancte Catherine de Sinis de Mediolano” dichiaravano di avere appena incominciato a riunirsi nella basilica, all’interno della quale si impegnavano a fare edificare una cappella, provvista di sacrestia, dedicata a Santa Caterina da Siena e a dotare, con la somma di dieci fiorini l’anno, un altare dove far celebrare da un canonico della chiesa due messe alla settimana. La scuola aveva dunque precise finalità cultuali ed era aperta sia a uomini che a donne, come testimonia tra l’altro l’autorizzazione alla costruzione di due sepolcri all’interno dell’edificio sacro, destinati alla tumulazione separata degli scolari e delle scolare. Ai confratelli era inoltre consentito di chiamare a predicare ogni prima domenica del mese alcuni frati appartenenti all’ordine di San Domenico. Dallo stesso documento risulta che all’epoca la scuola disponeva già di una Regola, della quale però non è stata sinora rintracciata copia.
La perdita della documentazione d’archivio antecedente alla metà del Settecento non permette di conoscere dettagliatamente le successive vicende del consorzio, che in una memoria presentata al visitatore vescovile attorno agli anni settanta del XVI secolo, viene chiamato “Schola di Sancta Catharina di Siena et Monte Sinai in S. Stefano”. Tale intitolazione rimandava dunque anche a santa Caterina d’Alessandria, il cui corpo dopo il martirio, secondo la leggenda, sarebbe stato trasportato dagli angeli sul Monte Sinai. Non sappiamo in quale momento alla devozione iniziale si fosse aggiunta quella verso la martire d’Alessandria, ma questa doppia denominazione caratterizzava tutte le manifestazioni esterne del sodalizio: la confraternita celebrava sia la festa di santa Caterina da Siena che quella di santa Caterina d’Alessandria, mentre la pala d’altare della cappella e i segni per l’erogazione delle elemosine raffiguravano contemporaneamente le due sante.
Nella seconda metà del Cinquecento la scuola iniziò a mostrare indizi di grave difficoltà e inerzia: il capitolo non si riuniva più, non provvedeva a eseguire i legati elemosinieri né a riscuotere gli affitti delle proprietà immobiliari. Queste ultime erano costituite da cinque case d’abitazione ubicate in Borgo del Gesù, “al Laghetto” in Borgo Santo Stefano, in San Michele alla Chiusa, in corso di Porta Tosa e nella parrocchia di Santo Stefano in Brolo. Il consorzio possedeva inoltre appezzamenti di terreno dietro il naviglio di Porta Ticinese, a Gallarate, e nella pieve di Gorla. All’epoca, come nei due secoli seguenti, il consorzio risulta amministrato da sei deputati guidati da un priore con incarico biennale. L’attività elemosiniera, nei periodi in cui era esercitata, era piuttosto modesta: Paolo Morigia racconta che essa consisteva nell’assegnazione annuale di sedici doti da cinquanta lire ciascuna a fanciulle povere in procinto di sposarsi e nella erogazione annuale ai parrocchiani poveri di quattro moggia di frumento e quattro brente di vino; nel 1784 essa era limitata alla distribuzione di sei doti da cinquanta lire l’una alle giovanette indigenti e di sette moggia di carbonella ai poveri della parrocchia.
Non sembra che i deputati, almeno nella seconda metà del Settecento, si occupassero dell’attività cultuale; ma non erano neppure particolarmente interessati all’amministrazione della scuola, tanto che ignoravano se l’affittuario di una casa, tenuto all’erogazione di carbonella ai poveri, effettuasse o meno tale elemosina.
Il Luogo pio di Santa Caterina fu aggregato al Luogo pio delle Quattro Marie nel 1784.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano)

Bibliografia:

  • Bruno Viviano, Le sedi dei 39 luoghi pii elemosinieri di Milano (1305-1980), in Antonio Noto e Bruno Viviano, Visconti e Sforza fra le colonne del palazzo Archinto. Le sedi dei 39 luoghi pii elemosinieri di Milano (1305-1980), Milano, Giuffrè, 1980, pp. 267-268
  • Milano. Radici e luoghi della carità, a cura di Lucia Aiello, Marco Bascapè e Sergio Rebora, Torino, Allemandi, 2008, pp. 55-57 (scheda di Daniela Bellettati)