Santa Maria la Cova in Santo Stefano (ante 1528 – 1784)

Esplora l’archivio del Luogo pio di Santa Maria la Cova

La scuola di Santa Maria la Cova o della Coda (intitolazione popolare forse collegata all’acconciatura della Vergine rappresentata sulla pala d’altare) aveva sede nella prima cappella a destra della chiesa di Santo Stefano in Brolo.
La prima notizia della sua esistenza risale al 1528, anno in cui Taddea de’ Tanzi dispose un legato in favore della confraternita, vincolandola alla celebrazione di messe di suffragio. Le sue origini rimangono però ignote, così come lo erano ai deputati che l’amministravano nel 1768, all’epoca in cui la scuola fu ispezionata dai visitatori regi, Paolo Recalcati e Francesco Maria Masini.
Il maggiore benefattore della scuola fu Bernardo Pallavicino detto “il Cavallino”, facoltoso mercante di seta e di mercerie, che abitava appunto “al segno del Cavalino” nella contrada dei Visconti. Con testamento 6 luglio 1599 aveva nominato erede universale la scuola di Santa Maria della Coda, incaricandola di provvedere alla distribuzione di alcune elemosine: oltre a numerosi legati una tantum, aveva previsto che ogni anno si dotassero sette “putte di bona voce et fama”, si fornissero dei vestiti a dodici “de più vecchi poveri” e si distribuissero cento moggia di carbonella – mediante segni – a poveri con figli; infine, aveva stabilito che i redditi derivanti dal capitale ricavato dalla vendita delle stoffe conservate nel suo magazzino (il cui valore ammontava a oltre 42.000 lire) venissero distribuiti annualmente in elemosina a sessanta partorienti povere. L’avanzo del capitale doveva essere dispensato in elemosine di pane, vino e legna. L’eredità comprendeva anche numerosi crediti, cinque case in Milano e un terreno a Gorgonzola.
Per l’adempimento delle sue volontà, aveva nominato esecutori testamentari e “destributori delle dette elemosine” sei persone di sua fiducia. La scelta del Pallavicino di non affidare direttamente alla scuola la distribuzione delle elemosine finì col creare contrasti tra i confratelli e gli “erogatari”, appianati solo grazie ad apposita transazione stipulata il 25 agosto 1617 alla presenza del notaio Carlo Antonio Tirelli. L’accordo prevedeva che la scuola assegnasse direttamente una delle doti previste da Pallavicino e sei abiti ai poveri mentre doveva distribuire le altre sei doti da 130 lire ciascuna (comunque assegnate dagli erogatari), lasciando agli erogatari la gestione delle altre elemosine. L’identificazione tra la scuola e l’attività elemosiniera del “Cavallino” fu pressocchè completa: la cappella della scuola assunse il nome del mercante e vi fu posta una lapide in sua memoria.
In ogni caso, i sei deputati nobili del luogo pio distribuivano, con redditi separati da quelli disposti da Pallavicino, altre sei doti da 60 lire ciascuna.
Nel 1781 il “luogo pio dell’Erogatoria di Bernardo Pallavicino detto il Cavallino”, forse perchè si occupava di fornire sussidi a puerpuere, venne unito al luogo pio degli Esposti e delle partorienti di Santa Caterina alla Ruota, creato per volontà dell’imperatrice Maria Teresa, separando così definitivamente il proprio destino da quello della nostra scuola. Al luogo pio di Santa Caterina alla Ruota furono devoluti i redditi per le elemosine di pane e riso e per le partorienti, mentre rimasero nelle disponibilità di Santa Maria la Cova  una dote da 130 lire, 6 elemosine per i vestiti dei poveri da 65 lire ciascuna, l’elargizione di 100 moggia di carbonina, un legato per la distribuzione di pesce fresco ogni venerdì ai cappuccini di Porta Orientale oltre alle 6 doti autonome. L’amministrazione e l’elargizione delle altre 6 elemosine e 6 doti, affidate in precedenza agli erogatari, fu trasferita ai regi delegati marchese Recalcati, conte Giacomo Durini e marchese Roberto Orrigoni.
Nel 1784 la scuola venne aggregata al Luogo pio delle Quattro Marie, a cui passarono i diritti di proprietà della cappella, fino a quando, nel 1832, la stessa venne ceduta alla chiesa di Santo Stefano[.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano)

Bibliografia:

  • Bruno Viviano, Le sedi dei 39 luoghi pii elemosinieri di Milano (1305-1980), in Antonio Noto e Bruno Viviano, Visconti e Sforza fra le colonne del palazzo Archinto. Le sedi dei 39 luoghi pii elemosinieri di Milano (1305-1980), Milano, Giuffrè, 1980, pp. 269-271
  • Milano. Radici e luoghi della carità, a cura di Lucia Aiello, Marco Bascapè e Sergio Rebora, Torino, Allemandi, 2008, pp. 58-59 (scheda di Daniela Bellettati)
  • Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, a cura di Lucia Aiello e Marco Bascapè, Como, NodoLibri, 2012, pp. 102-104