Ponte dell’Archetto

L’amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri nel secondo quarto del diciannovesimo secolo, grazie al benefattore Giovanni Battista Delfinoni (1786-1842), entra in possesso del podere Ponte dell’Archetto, ubicato nell’allora comune di Villapizzone, sito ai confini di Milano nella zona a nord-ovest della città (nel 1869 sarà aggregato al comune di Musocco che a sua volta nel 1923 verrà assorbito dalla stessa Milano).

Sempre in Villapizzone l’ente aveva ereditato un altro podere dal sacerdote Antonio Maria Proti (1771-1830), ceduto però nel 1842 all’affittuario pro tempore Giovanni Fossati in cambio di un fondo di 428,21 pertiche nel territorio di Vignate, a est di Milano, dove l’Amministrazione è già in possesso di un podere proveniente dal luogo pio Loreto.

Il podere di Ponte dell’Archetto era appartenuto in precedenza al conte Pietro Antonio Marliani e ai suoi fratelli, i quali nel 1680 l’avevano venduto a Giovanni Pecchio insieme a un diritto di decima sopra terreni situati in Villapizzone e in altre località vicine. Nel 1733 Francesco Pecchio, discendente di Giovanni, lasciò i suoi beni al luogo pio Loreto tranne il podere di Ponte dell’Archetto, destinato all’Ospedale Maggiore di Milano, che quattro anni più tardi lo cedette a Carlo Annoni per la somma di 47.000 lire; passato in seguito tra le disponibilità del Demanio, nel 1795 il podere viene offerto all’asta e aggiudicato a donna Maria Monticelli, madre di Giovanni Battista Delfinoni.

Ponte dell’Archetto, che deve il suo nome all’edificio di sovrappasso al torrente Mossa ubicato presso il cascinale, risulta citato da Galvano Fiamma per una famosa osteria situata nei pressi e da Tommaso Grossi, il quale nel suo Marco Visconti ricorda che l’imperatore Ludovico il Bavaro in procinto di porre assedio a Milano nel 1328 pone il proprio quartier generale proprio al Ponte dell’Archetto. Il podere si estende per una superficie di 198 pertiche e 17 tavole, utilizzata quasi interamente per la coltivazione di cereali, gelsi e viti (aratorio di vicenda con moroni e vitato), le colture più diffuse nella cosiddetta pianura asciutta a nord della città; la conduzione viene assegnata a fittabili attraverso contratti novennali.

Nel 1860 alcuni terreni vengono alienati alla Società delle strade ferrate lombardo-venete per la costruzione della ferrovia che unisce Milano a Magenta, poi unitasi alla tratta già esistente in territorio piemontese che raggiunge Torino. Successivamente, a seguito di asta pubblica svoltasi il 5 settembre 1868, il podere viene alienato a Giovanni Fossati, residente in Milano e possidente in Villapizzone (istrumento 31 ottobre 1868). I diritti di decima presenti vengono parallelamente affrancati fino alla loro estinzione totale nel 1890, tre anni dopo l’entrata in vigore della legge 14 luglio 1887 n. 4727 sull’abolizione delle decime e sulla commutazione e l’affrancamento di tutte le altre prestazioni fondiarie perpetue.

(testo di Sergio Rebora)