San Rocco a Tavernasco

Le prime informazioni note sull’edificio risalgono al 1524, anno in cui Giacomo Verga, nominando proprio erede universale il Consorzio della Misericordia, istituisce una cappellania presso l’oratorio di San Rocco, forse già esistente prima del 1519, anno in cui i Verga acquistano la possessione di Tavernasco da Renato Trivulzio. Notizie più circostanziate sono fornite dal resoconto della visita pastorale compiuta da Federico Borromeo nel 1620: l’altare risulta costruito in pietra e muratura, mentre la zona presbiteriale è rivestita da affreschi rappresentanti al centro Maria Vergine e i Santi Giovanni Battista, lateralmente i quattro Evangelisti e i Santi Antonio e Fermo e, sulla sommità dell’arco trionfale, Dio Padre circondato da Angeli.

Nel 1666 viene posto in opera un nuovo altare in legno eseguito su disegno dell’architetto Pietro Giorgio Rossone, sormontato da una pala raffigurante San Rocco, opera del pittore Andrea Montalto. In occasione della visita pastorale di Giuseppe Pozzobonelli (1749) l’altare viene giudicato ancora “decente”; nella stessa circostanza si decide di fare dipingere sulla facciata dell’edificio l’immagine di San Rocco. Già a quell’epoca la notevole umidità ambientale è considerata una minaccia alla buona conservazione delle strutture.

Alla crescente ripresa di culto che caratterizza la vita dell’oratorio nell’Ottocento, corrisponde il rinnovo di arredi e suppellettili sacri, alcuni dei quali risultano provenienti dalla chiesa dei Santi Rocco e Romano e dalla cappella dei Santi Giovanni e Paolo nella chiesa di San Paolo in Compito a Milano, appartenute ai Luoghi Pii e in quel tempo soppresse. Nel 1822 entrano in dotazione sei panche in noce; nel 1836, dopo aver provveduto ad alcune riparazioni all’altare, viene rifatto il tetto e imbiancato l’interno e l’esterno dell’edificio. Nel 1849 sono inoltre riparati la porta d’accesso, i serramenti delle finestre e accomodato il “paglio” dell’altare: la pala del Montalto viene giudicata ormai “in stato assai gramo”. Dal momento che don Alessandro Figini, il parroco di Mairano da cui dipende l’oratorio segnala all’Amministrazione il pessimo stato di conservazione dell’altare suggerendone la sostituzione, il complesso viene rifatto. Il pittore Giovanni Lamperti è così incaricato della esecuzione di un nuovo dipinto raffigurante San Rocco, compiuto entro il 1854, mentre il marmorino milanese Bartolomeo Torretta realizza il nuovo altare (1856). La struttura viene distanziata dal muro dell’abside nel tentativo di ovviare ai danni provocati dall’umidità di risalita.

Nel 1864, dato che il muro perimetrale del presbiterio minaccia di cadere coinvolgendo nel crollo la volta soprastante e il campanile, vengono eseguiti complessi ed estesi lavori di consolidamento e rifacimento di tutta la struttura dell’edificio, comprese le sostituzioni del pavimento e delle balaustre dell’altare. Ulteriori e radicali interventi datano al 1911-1912.

Attualmente l’oratorio presenta una pianta rettangolare ad aula unica, dotata di un presbiterio aggettante, coperto a volta e absidato. Le pareti sono rivestite di intonaco a tinta omogenea, a eccezione dell’arco trionfale, istoriato a finte specchiature marmoree.

(testo di Sergio Rebora)