Opera pia agricola Lainate (1885 – 1998)

Con testamento olografo del 16 maggio 1879, pubblicato il 21 ottobre dello stesso anno dal notaio Emiliano Ganassini di Pavia, il medico Antonio Lainate (Milano 1812 – Pavia 1879), erede della marchesa Teresa Beccaria Botta Adorno, nominò erede universale la Congregazione di Carità di Milano con l’obbligo di istituire un ricovero per agricoltori anziani e indigenti, da intitolarsi “opera pia agricola Lainate”.
Fin dal 1880, nel corso delle pratiche per l’autorizzazione superiore all’accettazione dell’eredità, l’autorità tutoria aveva sollevato dubbi sulle difficoltà che si sarebbero incontrate nell’istituire un’opera pia secondo la volontà del benefattore: il Lainate infatti aveva disposto che nelle case coloniche esistenti su tre poderi da lui lasciati (denominati Orologio, Venesia e Fogliana) situati nei comuni di Travacò Siccomario e Mezzanino Po in provincia di Pavia, fossero accolti agricoltori poveri dell’età di oltre 70 anni e in condizioni di buona salute, con l’obbligo di far vita comune e di coltivare i terreni compresi nel lascito, ricevendo in compenso l’alloggio e il vitto gratuito, e una tenue mercede settimanale. Il patrimonio era tuttavia gravato da onerosi legati vitalizi che assorbivano gran parte dei redditi; oltre alle difficoltà finanziarie vi erano quelle di “sicurezza pubblica e di igiene” connesse all’infelice ubicazione dei poderi, esposti all’umidità e alle frequenti inondazioni del Po e del Ticino. Una prima soluzione fu formulata dalla Congregazione di Carità nello Statuto organico approvato con Regio Decreto dell’11 giugno 1885 n. 1388: il nuovo istituto avrebbe preso sede in un caseggiato annesso alla Pia casa di Abbiategrasso, e nelle ammissioni si sarebbero preferiti gli agricoltori della provincia pavese. Il progetto non poté realizzarsi a causa delle crescenti difficoltà economiche: per le continue corrosioni dei fiumi i redditi dell’opera pia andarono diminuendo di anno in anno, così da bastare appena all’adempimento degli onerosi legati vitalizi imposti dal benefattore. Quando nel 1906 essi cessarono, si giunse alla stesura di un nuovo Statuto organico, approvato con Decreto Luogotenenziale del 23 settembre 1915 e rimasto in vigore sino all’estinzione dell’opera pia: al ricovero veniva sostituita l’assistenza a domicilio mediante assegni in denaro (tra le 200 e le 500 lire mensili). Poiché i redditi dei terreni erano soggetti a troppe oscillazioni, si decise di sostituirli con proventi certi da capitale, sicché il 22 agosto 1918 la Congregazione di Carità alienò i due poderi più estesi (Orologio e Venesia, rispettivamente nei comuni di Travacò Siccomario e Mezzanino Po). Circa l’effettiva erogazione della beneficenza, risulta che nel 1928 l’annualità disponibile era ripartita in sessantotto assistiti, appartenenti alla provincia di Pavia; nel 1949 il loro numero era di sessantacinque, sussidiati tramite gli Eca di Pavia, Bastida Pancarana, Verrua Po e, soprattutto, Mezzanino Po e Travacò Siccomario.
L’opera pia venne fusa nei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano in seguito a deliberazione della Giunta della Regione Lombardia del 6 febbraio 1998 n. 34505.

(da Guida dell’Archivio dei Luoghi Pii Elemosinieri di Milano, pp. 359-360)