Benefattori del XVI secolo

In ordine cronologico (in base all’anno di morte)

Il nobile Giovanni Del Conte (1437 circa-1522) aveva ereditato dal padre Gaspare la carica di “amministratore generale del traffico del sale” conferita nel 1450 da Francesco Sforza. Nominato famigliare ducale nel 1468, accumulò una fortuna ingente accresciuta dall’eredità pervenutagli dalla madre, Margherita Toscani. Con testamento dell’8 febbraio 1518 nominò erede universale il Consorzio della Misericordia, di cui era stato amministratore, con l’obbligo di riservare il reddito dei suoi beni a nubili povere.

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Santo Brasca (1444 circa-1522 circa), funzionario ducale, ambasciatore di Ludovico il Moro, membro del Consiglio segreto sotto Massimiliano Sforza, nel 1481 pubblicò il resoconto del viaggio in Terrasanta che aveva effettuato l’anno precedente. Con testamento del 22 luglio 1522 istituì il Consorzio di Tutti i Santi, che nominò erede universale.

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Bernardino Busti (1465 circa-1529), senatore ducale e commissario di Sanità, morì di peste a Lodi nel 1529. Con testamento del 28 maggio dello stesso anno aveva nominato erede universale il Consorzio della Misericordia, lasciando proprietà a Milano, Novate, Rosate, nel Novarese e in Valassina. I beni erano stati confiscati dalla Camera Ducale, essendo stato il benefattore posto al bando da Carlo V nel 1527; il Senato tuttavia nel 1530 li assegnò al Consorzio della Misericordia.

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Ippolita Bossi (morta nel 1563), figlia del comandante delle milizie leggere Federico Antonio, intorno al 1533 si unì in matrimonio con il decurione Gerolamo Rozzoni, che in qualità di segretario segreto ducale, in seguito imperiale, svolse importanti missioni diplomatiche. Vedova e priva di discendenza diretta, nel testamento del 18 giugno 1562 nominò erede universale il Consorzio della Misericordia, di cui il marito era stato deputato, con l’obbligo di erogare in doti metà dei suoi redditi.

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Nel suo testamento dell’8 maggio 1583 il conte Diomede Castano (morto nel 1585), ricco mercante di seta operante a Milano, nominò erede universale la Scuola di Santa Caterina in San Nazaro, di cui era deputato. Il luogo pio era incaricato di erogare le rendite del suo patrimonio ai poveri e infermi delle parrocchie di San Calimero, San Giovanni in Laterano e San Nazaro in Brolo.

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