Benefattori del XIX secolo

In ordine cronologico (in base all’anno di morte)

Il conte Alfonso Maria Turconi (1738-1805), appartenente a una nobile famiglia di Como, trascorse gli ultimi anni di vita a Parigi. Con testamento del 15 dicembre 1803 nominò eredi universali i Luoghi Pii Elemosinieri di Milano con l’obbligo di distribuire ai poveri le rendite dei suoi beni, comprendenti vaste proprietà terriere in Lomellina, a Campalestro, Malpaga, Olengo, Olevano e Casnate.

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Il sacerdote Giovanni Aloardi (1756-1819), parroco della chiesa di San Lorenzo Maggiore in Milano, con il testamento del 25 gennaio 1819 nominò eredi universali i poveri della sua parrocchia. L’eredità netta, comprendente una proprietà terriera a Gaggiano, ammontava a oltre 50.000 lire austriache.

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Ambrogio Ponzoni (1760 circa-1819), residente nei Corpi Santi di Porta Ticinese, dispose che il suo erede assegnasse ogni anno 6 doti da 100 lire ciascuna ad altrettante giovani povere della parrocchia di San Gottardo

Il conte Giovanni Battista Birago (1742-1822), maggiore dell’esercito austriaco, con il testamento del 18 luglio 1821 istituì un’opera pia a favore di sacerdoti virtuosi e indigenti della diocesi di Milano. Il legato era composto da una casa in contrada Rugabella e altre proprietà immobiliari e terriere a Cologno, Treviglio e Lazzate. L’Opera pia Birago, attivata nel 1827, fu eretta in Ente morale nel 1869.

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La marchesa Claudia Caterina Clerici (1736-1824), vedova del conte Vitaliano Bigli, nel testamento del 9 maggio 1806 nominò eredi Giulio Dugnani, Giovanni Maria Andreani e Giovanni Battista Sanvito: i primi due nei rispettivi testamenti rilasciarono la loro parte di eredità ai Luoghi Pii Elemosinieri.

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Nel testamento del 20 aprile 1819 il nobile Giuseppe Castelli (1755-1824), consigliere comunale di Milano in età napoleonica, dispose un legato di 3.000 lire italiche in favore dei ricoverati presso la Pia Casa d’Industria.

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L’ingegnere Ercole Stagnoli (1762-1826) prestò il suo servizio prima presso il Consorzio della Misericordia e poi, a partire dal 1801, presso l’Amministrazione dei Luoghi Pii Elemosinieri. Con testamento del 25 maggio 1822 lasciò 4600 lire al Consorzio della Misericordia.

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Il sacerdote Antonio Maria Proti (1781-1830), nel testamento del 24 giugno 1830 nominò eredi universali i Luoghi Pii Elemosinieri, che entrarono in possesso di un cospicuo patrimonio comprendente numerosi immobili a Milano e proprietà terriere a Villapizzone, Balsamo, Cornate, Vignate e Melzo.

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Con il testamento del 21 gennaio 1834 il sacerdote Carlo Costanzo Manzoni (1762-1834), originario di Varese, nominò eredi universali i Luoghi Pii Elemosinieri, che entrarono in possesso di una sostanza ammontante a 21.000 lire austriache.

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Il conte Francesco Teodoro Arese Lucini (1778-1835) fu personaggio di primo piano nella vita pubblica di Milano tra l’epoca di Napoleone e la Restaurazione. Coinvolto nella cospirazione anti austriaca del 1821, fu condannato allo Spielberg. Con il testamento del 23 aprile 1835 dispose un lascito annuo perpetuo di 1.000 lire austriache per i poveri della parrocchia di San Fedele e uno di 3.000 lire milanesi all’Opera pia Birago.

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Aron Vita Finzi (1779-1837), esponente di spicco della comunità israelitica di Milano, nel testamento del 1° agosto 1837 dispose un legato di 10.000 lire austriache in favore della Pia Casa d’Industria in San Marco.

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Gioachimo Piccaluga (1752-1837), commerciante di origine ligure, nel testamento del primo agosto 1837 lasciò 30.000 lire alla Pia Casa d’Industria in San Vincenzo, ma la direzione le rifiutò per evitare che si verificasse disparità di trattamento con gli ospiti dell’altra Casa d’Industria in San Marco. Gli eredi Piccaluga tuttavia disposero che il reddito della somma fosse distribuito in quattro doti di 100 lire milanesi.

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Il sacerdote Francesco Gusberti (1775-1840), originario di Abbiategrasso, fu parroco prima a Bosco Valtravaglia e poi, dal 1808 fino alla morte, a Gorla Minore. Con il testamento del 3 maggio 1838 nominò erede universale il Luogo Pio della Misericordia, concentrato con gli altri enti nei Luoghi Pii Elemosinieri. Il capitale complessivo ammontava a oltre 36.000 lire.

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Il nobile dottor Giovanni Battista Delfinoni (1786-1842) nel testamento del 12 agosto 1836 nominò eredi universali i Luoghi Pii Elemosinieri. Il suo patrimonio comprendeva ampie proprietà terriere in Brianza, a Besana, Lesmo, Cazzano, Correzzana, Agliate e un ricco fondo a Villapizzone.

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Con il testamento del 7 novembre 1843, Francesco Mainoni (1787-1843), agiato commerciante originario di Tremezzo, riservava il reddito di un capitale di 100.000 lire austriache a minori orfani di padre. Nel codicillo stilato il giorno successivo, inoltre, destinò 50.000 lire austriache ai poveri cronici della città; il legato per gli orfani fu successivamente immesso nei beni dell’Opera Pia Derelitti e Orfani fondata da Luigi Manganoni nel 1873.

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Nel testamento del 7 maggio 1844, il nobile Ignazio Vidiserti (1776-1846) destinò il reddito di 80.000 lire milanesi a favore delle famiglie “povere vergognose”, ossia indigenti ma di ceto benestante, restie perciò a manifestare in pubblico la reale condizione di disagio economico.

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Il conte Giacomo Mellerio (1777-1847) percorse una carriera amministrativa di straordinario successo sotto il governo napoleonico e successivamente in quello austriaco. Figura di primo piano nell’ambito culturale e sociale del suo tempo, nel testamento del 13 ottobre 1847 assegnò a un legato pio da intitolare a suo nome le proprietà di Riozzo e Carpiano, da impiegare in sussidi a famiglie di condizione civile cadute in difficoltà economiche.

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Nel testamento del primo giugno 1849 Giovanni Merlo (1785-1849), agiato possidente, nominò eredi universali i Luoghi Pii Elemosinieri, che entrarono in possesso di un patrimonio ingente. I beni comprendevano infatti proprietà terriere nei Corpi Santi di Porta Romana, a Opera, Rovagnasco, Segrate e Tainate per un valore netto di oltre 700.000 lire austriache.

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Con testamento del 29 dicembre 1849, il possidente Pietro Talamona (1780-1850) dispose l’erogazione annuale di due doti a giovani povere della parrocchia di Santa Maria al Naviglio, nel comune di Corpi Santi di Milano.

Il marchese Francesco Belcredi (1787-1853) apparteneva a una famiglia pavese di antica nobiltà. Nel testamento del 28 novembre 1847 nominò eredi universali i Luoghi Pii Elemosinieri che entrarono in possesso di un patrimonio stimato oltre 1.300.000 lire austriache, comprendente proprietà terriere nel territorio di Milano e in Lomellina.

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Andrea Vergobbio (1774-1854) lasciò erede dei propri beni il nipote Luigi Beltramoli che, interpretandone le volontà, nel 1856 donò 15.000 lire austriache per i poveri della parrocchia di San Tommaso in Terra Mara.

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Il nobile Giovanni Battista Puricelli Guerra (1823-1856), appartenente a una nota famiglia di imprenditori tessili di Gallarate, nominò erede universale il fratello Giuseppe con il testamento del 27 marzo 1856. Dispose inoltre l’obbligo di istituire una Causa Pia per il soccorso di puerpere indigenti, che unitamente ai legati di Giovanni Maino (1862) e Isidoro Carron (1869) formò l’Opera Pia Baliatico, amministrata dalla Congregazione di Carità ed eretta in Ente morale il 12 aprile 1872.

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L’avvocato Giuseppe Calcaterra (1767-1856) nel suo testamento del 5 maggio 1853 nominò erede universale l’Ospedale Maggiore di Milano, disponendo un legato di 80.000 lire austriache al Luogo Pio di Nostra Signora di Loreto, amministrato dai Luoghi Pii Elemosinieri, per l’assistenza a cittadini indigenti “di civile condizione”.

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Con il testamento del 29 dicembre 1856 l’avvocato Pietro Niccolini (1782-1862) nominò eredi universali i Luoghi Pii Elemosinieri di Milano affinché distribuissero in perpetuo il reddito del suo capitale, ascendente a 360.000 lire, ai poveri della città durante la stagione invernale. Il patrimonio comprendeva immobili e terreni a Milano, Camnago e Paderno.

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Il cavaliere Francesco Grassi (1790-1862), agiato commerciante insignito della medaglia d’oro al merito civile, nel testamento del 31 dicembre 1861 nominò eredi per due terzi dei suoi beni i Luoghi Pii Elemosinieri, con l’obbligo di istituire una Causa Pia per il soccorso di famiglie povere civili. Secondo lo statuto della Causa Pia Grassi, approvato nel 1869, i redditi dovevano essere erogati in doti e assegni di 200 lire ciascuno.

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La contessa di origine pavese Teresa Giorgi (1808-1865), vedova del marchese Francesco Oppizzoni Paceco, con il testamento dell’11 febbraio 1860 nominò eredi universali i Luoghi Pii Elemosinieri con l’onere di erogare annualmente quattro doti di 400 lire austriache ognuna a nubili ricoverate presso l’Istituto del Buon Pastore. L’eredità comprendeva immobili e proprietà terriere a Milano, Pantigliate, Pioltello, Pobbiano, Verrua Po, Perego e Cereda.

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Nel testamento del 27 gennaio 1866 Marina Germani (1790-1871), vedova del celebre medico Carlo Dell’Acqua, legò all’Opera Pia Baliatico – che proprio in quei mesi s’andava costituendo per iniziativa della Congregazione di Carità – il podere Prato Ronco, già appartenente al patrimonio dell’abbazia cistercense di Morimondo.

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L’ingegnere Giuseppe Giussani (1789-1872) era impiegato presso il Collegio della Guastalla. Nel testamento del 7 maggio 1869 nominò erede universale la Congregazione di Carità, che entrò in possesso di un patrimonio ammontante a oltre 270.000 lire comprendente una possessione a Carate Brianza.

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Il conte Sebastiano Mondolfo (1796-1873) si era distinto insieme a Michele Barozzi nella promozione dell’Istituto dei Ciechi di Milano, di cui ricoprì anche la carica di presidente tra il 1867 e il 1873. Nel testamento del 10 marzo 1873 legò 25.000 lire per i poveri destinandone altre 400.000 all’erezione di un’Opera Pia che distribuisse annualmente a figli di impiegati dello Stato e di enti pubblici borse di studio e assegni dotali. L’Opera pia Mondolfo fu eretta a Ente morale nel 1874.

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Nel testamento del 14 giugno 1873 il nobile Giuseppe Gianella (1835-1873) nominò erede universale la Congregazione di Carità, che entrò in possesso di un patrimonio netto di oltre 187.000 lire. Il benefattore destinò inoltre 50.000 lire alla costruzione di un asilo infantile a Baggio.

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Con testamento del 18 marzo 1871, Maria Rosa Pessina (1785-1874), vedova del barone Giuseppe Cavalletti, nomina erede universale l’Opera pia Baliatico: l’eredità, ammontante a olte 145.000 lire, comprende case in Milano e casa e terreni in Gravedona.

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Luigi Manganoni (1812-1874) con testamento del 24 novembre 1873 istituì erede universale la Congregazione di Carità “perché abbia ad istituire un nuova opera pia a vantaggio dei fanciulli derelitti”. Il Manganoni lasciò un patrimonio di 390.000 lire, comprendente la possessione della Cassinazza ad Abbiategrasso, che servì per la fondazione dell’Opera pia Derelitti e Orfani.

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Cesare Fantelli (1818 circa-1875), commerciante in vini, nel testamento del 18 maggio 1875 dispose tre legati annui perpetui: uno di 1.200 lire da distribuire in dodici doti a povere nubili della parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Naviglio, uno di 1.500 per la distribuzione di cento elemosine da 15 lire l’una a malati cronici e uno di 1.000 per sussidi di baliatico a madri povere. L’Opera pia Fantelli venne eretta in Ente morale nel 1882.

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Rosa Susani (1804-1875), appartenente a una famiglia israelitica di spicco, originaria di Mantova, si unì in matrimonio con il possidente Felice Carpi trasferendosi a Milano, dove morì il 17 agosto 1875. Nel testamento del 15 aprile dello stesso anno nominò eredi universali i Luoghi Pii Elemosinieri amministrati dalla Congregazione di Carità, che entrarono in possesso di un patrimonio ascendente a oltre 600.000 lire nette. Il reddito delle proprietà terriere mantovane doveva essere devoluto in sussidi straordinari agli indigenti e in assegni di istruzione a giovani privi di mezzi.

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Bernardo Locati (1818-1876) con testamento del 1° giugno 1873 nominò erede universale la Congregazione di Carità (di cui era stato delegato), lasciando un patrimonio di oltre 82.000 lire con l’obbligo di devolverne la rendita in doti.

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Nel testamento del 16 novembre 1875 Teresa Parola (1832-1877), figlia del notaio Alberto Parola e vedova del ragioniere Enrico Venegoni, nominò erede universale la Congregazione di Carità, che entrò in possesso di un patrimonio di quasi 150.000 lire comprendente proprietà terriere a Turate e Gerenzano. La benefattrice ricordò con legati anche numerose altre istituzioni assistenziali milanesi.

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Il cavaliere Pietro Gonzales (1813-1878), figura di spicco della società ambrosiana post unitaria, nel testamento del 12 novembre 1877 nominò erede universale per metà del suo patrimonio la Congregazione di Carità, con l’obbligo di istituire un’Opera Pia a suo nome per l’assegnazione di borse di studio di 3.000 lire a giovani studenti universitari privi di mezzi. L’eredità, che l’Ente dovette dividere in parti uguali con la Congregazione di Carità di Mantova, ascendeva a circa due milioni di lire e comprendeva alcuni immobili a Milano. L’Opera pia Gonzales fu eretta a Ente morale nel 1879.

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Con testamento del 16 maggio 1879 il medico Antonio Lainate (1812-1879), erede della marchesa Teresa Beccaria Botta Adorno, nominò erede universale la Congregazione di Carità con l’obbligo di istitutire un ricovero per agricoltori anziani e indigenti. L’eredità comprendeva tre poderi (denominati Orologio, Venesia e Fogliana) nei comuni di Travacò Siccomario e Mezzanino Po in provincia di Pavia. L’Opera pia Lainate è stata eretta in ente morale nel 1885.

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Francesco Carlo Biffi (1794-1879) nel testamento del 2 gennaio 1878 destinò 100.000 lire alla Congregazione di Carità e altre 20.000 lire all’Opera pia Baliatico.

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Luigi Beltramoli (1802-1879), possidente e negoziante di vino, erede del cospicuo patrimonio lasciatogli dallo zio Andrea Vergobbio nel 1854, sostenne economicamente numerose istituzioni benefiche milanesi. Nel testamento del 9 agosto 1879 lasciò alla Congregazione di Carità due case in via Broletto ai numeri 20 e 21.

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Il dottor Cesare Maderna (1804-1880) nel testamento del 25 maggio 1880 lasciò in legato alla Congregazione di Carità 30 azioni della Banca Nazionale Italiana e una rendita annua di 1.200 lire di consolidato. L’anno successivo la sorella Luigia lasciava all’Ente le case di via San Giovanni sul Muro 23 e 25 in Milano.

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Eugenio Mozzoni Frosconi (1811-1881) – figlio di Alessandro, prefetto del dipartimento di Pavia, e della nobile Costanza Carier – intraprese la carriera militare nell’armata austriaca raggiungendo il grado di capitano, che mantenne fino al ritiro. Nel testamento del 31 gennaio 1879 nominò erede universale la Congregazione di Carità, con l’obbligo di erogare i frutti della sua sostanza “in sussidio di famiglie senza colpa decadute senza distinzione di condizione”.

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Nel testamento del 3 dicembre 1880 Luigi Greco (1834-1882) dispose un legato perpetuo di 2.500 lire da erogare in assegni vitalizi di 180 lire annue per operai inabili al lavoro per malattia o vecchiaia. Il legato fu eretto in Ente morale il 6 maggio 1886.

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Carlo Mira

Con testamento del 5 maggio 1885, l’ingegnere Carlo Mira (1799-1885) lasciò un reddito di 1800 lire da erogarsi in tre assegni annui di 600 lire a “poveri e probi pittori o scultori che abbiano residenza decennale in Milano”. Carlo Mira era stato membro del Consiglio di Amministrazione della Congregazione di Carità dal 1863 al 1885.

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Il cavaliere Antonio Gavazzi (1815-1885), industriale serico di primo piano, si distinse nel settore della filantropia promovendo società agricole e destinando il suo cospicuo patrimonio agli indigenti con legati a numerosi enti milanesi, tra cui l’Ospedale Maggiore, gli Asili Infantili, l’Istituto dei Ciechi, l’Istituto dei Sordomuti poveri di campagna, disposti attraverso il testamento del primo agosto 1880. La Congregazione di Carità fu beneficata con un legato di 50.000 lire.

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Nel suo testamento del 20 gennaio 1882 Maddalena Agudio (1807-1886), vedova di Antonio Gualla, legava alla Congregazione di Carità due proprietà terriere a Casatenuovo.

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Nel testamento del 24 marzo 1886 la nobile Giuseppina Augusta Mantegazza (1815-1886) dispose la fondazione di una casa di salute semigratuita per donne nubili. Non essendo possibile la fondazione della casa di salute, si decise per la costituzione di un’opera pia, affidata in gestione alla Congregazione di Carità.

Vincenzo Nasoni (1830-1886), proprietario di uno stabilimento per la pilatura del riso, nel testamento del 16 luglio 1884, oltre a ricordare generosamente il Pio Albergo Trivulzio, dispose un legato annuo perpetuo di 2.400 lire per la Congregazione di Carità, da distribuire in tre quote di 800 lire attraverso sussidi a poveri e malati, doti e per l’infanzia. Il benefattore espresse inoltre il desiderio che si preferissero “pilatori di riso, facchini pubblici, conciapelle e bisognosi” delle parrocchie di San Gottardo al Naviglio e di San Rocco.

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Durante le Cinque Giornate di Milano del 1848 l’avvocato Giovanni Battista Polli (1816-1887), collaboratore di Francesco Restelli, fu membro del Comitato di pubblica difesa. Dopo l’unità nazionale fu chiamato come amministratore in importanti istituzioni pubbliche milanesi, dal consiglio provinciale alla Commissione centrale di beneficenza della Cassa di Risparmio. Nel testamento del 22 dicembre 1886 nominò erede universale del suo patrimonio, ammontante a quasi 520.000 lire, la Congregazione di Carità vincolandola a utilizzare i beni per il Ricovero di Mendicità.

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Il medico Carlo Canetti (1811-1887) in data 7 ottobre 1882 donò alla Congregazione di Carità una casa in via Pietro Verri a Milano del valore di oltre 100.000 lire.

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La possidente Marianna Carones (1823-1889), vedova di Mansueto Ravizza, nel testamento del 12 marzo 1888 dispose un legato di 50.000 lire alla Congregazione di Carità.

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Con il testamento del 12 agosto 1886 la nobile Maria Mantegazza (1796-1891) nominò erede universale la Congregazione di Carità, disponendo che il reddito dei beni fosse devoluto in assegni annui vitalizi a nubili aristocratiche. Il patrimonio, ammontante a oltre 130.000 lire, comprendeva un ottavo dei beni della soppressa abbazia di Campomorto, patronato della famiglia Mantegazza.

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Faustina Foglieni (1818-1892), pupilla del chimico e farmacista Guglielmo Spandri e vedova del possidente Fortunato Brocca, nel testamento del 7 marzo 1888 nominò erede universale la Congregazione di Carità, che entrò in possesso di un patrimonio netto di oltre 160.000 lire. Nel 1881 il governo le aveva conferito la medaglia d’oro di civica benemerenza per avere a sue spese dotato di acqua potabile Solza, suo paese natale.

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L’avvocato Salvatore Ottolenghi (1831-1895) fu per molti anni Delegato di beneficenza presso la Congregazione di Carità, cui assegnò, con testamento 3 aprile 1884, la somma di 20.000, investita dalla Congregazione nell’acquisto di titoli di rendita pubblica italiana al 5%, a profitto degli indigenti della città.

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Carlo Giulio Trolliet (1820-1896), che per il suo impegno nella cospirazione anti austriaca tra il 1843 e il 1846 aveva scontato tre anni di carcere allo Spielberg e aveva vissuto i successivi 13 anni in esilio in Germania, dopo l’unità nazionale impiantò numerose filande di seta a Torre Pellice. Tra il 1868 e il 1896, anno della morte, ricoprì la carica di sindaco di Oleggio, dove aveva creato un importante complesso industriale. Lasciò erede il Comune di Milano che decise di istituire un’apposita Opera pia intitolata al benefattore, eretta in Ente morale nel 1899 e amministrata dalla Congregazione di Carità di Milano, che ne trasse mezzi per il funzionamento dell’Istituto Derelitti.

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Ermenegildo Castiglioni (1812-1896), commerciante di liquori, nel testamento del 19 febbraio 1893 lasciò 100.000 lire agli Asili Notturni intitolati a Lorenzo e Teresa Sonzogno.

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Rosa Dell’Acqua (1824-1899) nel testamento del 3 ottobre 1895 lasciò il suo patrimonio alla Pia Casa di Betlem: poiché questa non era un ente morale e non voleva farsi riconoscere in ente giuridico, la Congregazione di Carità fu autorizzata ad accettare l’eredità che venne destinata all’istruzione e all’ammaestramento in lavori femminili delle fanciulle assistite dall’Opera pia Derelitti.

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